Abramo in valle Bormida


La stele di Novilara

In una localita' vicino a Pesaro e' stata trovata una stele (Figura 1 e Figura 2) esposta oggi al Museo Preistorico Pigorini di Roma. La stele non e' una ma sono due, nel senso che e' rimasto anche il pezzo di una seconda stele (Figura 3) appartenente alla stessa serie.


Figura 1 - La stele di Novilara
Figura 2 - Il retro della stele di Novilara
Figura 3 - Frammento della seconda stele di Novilara
Figura 4 - Trascrizione del testo presente sulla stele di Novilara

Alcune parole semitiche sulla stele avevano gia' da tempo attirato la mia attenzione. La scoperta, poi, che il fegato di Piacenza fosse una carta geografica ha fermato le mie ricerche sulla stele. Cercando sinonimi della parola SOTER della stele mi sono imbattuto infatti nella parola SATRES del fegato di Piacenza ed e' stato un capire che quasi non ricordo piu' com'e' avvenuta l'illuminazione di vederci una mappa geografica in quello che veniva definito fino ad allora un "fegato di bronzo". All'incirca e' stato quando ho letto la parola ERD, Eridano-Giordano.

Comunque sia, tale scoperta ha interrotto il lavoro sulla stele visto che l'importanza del caso suggerisce di passare la palla a qualche esperto piuttosto che starci io ore intere solo per trovarmi una precisa radice semitica e via dicendo. C'e' qui un testo intero da decifrare, non le singole parole di una mappa geografica. Offro come spunto agli esperti le annotazioni che ho preso finora.

Se consideriamo l'aquila, sul trespolo di fianco al leone, possiamo notare che e' identica all'immagine del dio-falco egiziano Horus. Nella stele e' presente la parola UI corrispondente a HUI, la sigla del faraone Amenofi III.

Attenzione, ora, al disegno centrale nel frammento della seconda stele. Se fosse un oggetto comune lo avrebbero disegnato in modo da poterlo capire. E' chiaro che si tratta di un simbolo, come sono simboli il leone (non un leone qualsiasi ma un leone con una zampa alzata) e l'aquila-falco (dominante sul trespolo) che possono quindi rappresentare Assiri ed Egiziani.

A parte una vaga somiglianza con l'occhio di Horus, ci sono anche le abitazioni-piramidi a sinistra che quasi sembra il simbolo del delta di un fiume.

La parola lunga BALESTENAG e' formata da BALES (vino) e TENAG (t-hanagha, forma futura di "dirigere"), per cui si suppone possano essere i vigneti ("che dirigeranno la vite"). Quest'ultima osservazione viene convalidata dal triangolo presente in entrambi i disegni. Tali vigneti sono di fianco alla parola ANAS che significa "ha distrutto" (oppure "sono stati distrutti", il verbo da cui deriva e' comunque "distruggere")

Nel disegno sul retro della stele, il triangolo appare vuoto, senza i segni dell'aratura (come invece compare sulla testa della lapide o anche nel disegno presente sul frammento della seconda lapide. Che sia vuoto, senza i segni di aratura, e' da inquadrare in una devastazione totale dell'insediamento. Abbiamo quindi il vigneto distrutto (il triangolo vuoto a sinistra), i morti in battaglia (disegno centrale) e gli animali del villaggio anch'essi uccisi (disegno in basso).

Questa distruzione viene testimoniata dalla scritta sulla lapide con le parole ANAS (distruggere) e PARTENUS (peret-anusa, separare-costretto, "portare via con la forza")

Ce n'e abbastanza perche' un esperto si metta in quattro e quattr'otto a decifrare interamente la stele. Nel caso ricevessi alcune informazioni su certe parole che sono ancora in sospeso non manchero' di fare l'aggiornamento di questa pagina.