Dal dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli stati di sua maestà il re di Sardegna, compilato per cura del professore Goffredo Casalis, dottore di belle lettere

Anno 1849 – Libro XVIII – Pagine 329-332


Santa Giulia

Storia – Geografia

Il papa Alessandro III con bolla del 1178 confermava al monastero di San Quintino di Spigno "Castrum Sanctae Juliae", ed Enrico marchese di Savona volendo fondare nel 1179 un tempio ed un ospedale in "Croceferrea", tra le altre cose gli donava "drittum et fructum quod habebat in loco Sanctae Juliae".

Ottone vescovo d'Acqui, il 28 maggio 1208 investiva un Tommaso "de Sancta Julia" di una parte delle decime di questo luogo; lo stesso Tommaso in compagnia di Enrico marchese di Ponzone, nel 1213 riconosceva dal comune d'Asti tutto ciò che essi possedevano in castro, villa, hominibus, jurisdictione, et honore Sanctae Juliae".
Con atto del 12 giugno 1359 Guido vescovo d'Acqui confermò una parte delle decime di questo luogo a Bonifacio, Manfredo e Giorgio marchesi Del Carretto, i quali vi si dicono "domini castri, et villae Sanctae Juliae". A quest'atto stipulatosi nel castello di Bestagno, era tra gli altri presente Thomoegno arciprete della Pieve di Santa Giulia.
Giorgio abbate del monastero dell'ordine di San Benedetto in Santa Giulia, ed il sindaco dello stesso villaggio, al 6 giugno 1365 furono citati a comparire davanti al vescovo d'Acqui per terminare le quistioni che avevano con Giovanni Scarampi signore di Bubbio e con questo comune.

Il sommo pontefice Bonifacio IX per compensare Antonio e Galeotto marchesi Del Carretto degli sforzi che avean fatto per ridurre all'obbedienza di lui il monastero di Santa Giulia, che voleva obbedire all'antipapa Clemente VII, con bolla del 1394 confermò i suddetti marchesi nel possedimento dei diritti che avevano sul luogo di Santa Giulia, e loro concesse inoltre tutta la parte di dominio temporale che l'abbate ed il convento di Santa Giulia tenevano sul luogo medesimo; la qual bolla fu poi loro confermata nel 1405 dal papa Innocenzo VII.

Ad istanza degli abitanti di questo paese il vescovo d'Acqui Bonifacio nella sua sentenza del 3 giugno 1434 ridusse a minor quantità le decime ch'eglino dovean pagare a Gioanni e ad Aleramo Del Carretto consignori di Santa Giulia.
Ebbero dominio feudale su questa terra i Carretti di Sessame, i Carretti che si denominarono di Santa Giulia, i Moretti del luogo di Piana con titolo baronile, ed anche i Bussetti.

Nel 1796 I'esercito francese passò per questo comune dirigendosi a Mondovì ed a Ceva.

Nel 1799 le austriache truppe venendo dalla Liguria, passarono eziandio per le terre di Santa Giulia.


Santa Giulia

Storia – Geografia

Comune nel mandamento di Dego, provincia e diocesi d'Acqui, div. d'Alessandria. Dipende dal senato di Casale, intend. prefet. ipot. d'Acqui, insin. e posta di Dego.

Popolazione, 610.

Sta nella valle d'Ussone tra le due Bormide, a scirocco d'Alba, da cui è lontano quindici miglia. Gli è unito un tenimento denominato di Niosa, che dipende quanto allo spirituale dalla parrocchia di Brovida. Sopra una sommità della montagna vi esistono ancora le vestigia d'una fortificazione statavi eretta nei tempi del feudalesimo dalla nobile famiglia Del Carretto.

Tre ne sono le vie comunali: una attraversando il territorio nella direzione da levante a ponente accenna a Cairo; un'altra verso mezzodì conduce a Dego; la terza mette a torre di Ussone ed indi a Cortemilia. Il luogo di Santa Giulia è discosto quattro miglia da Dego, sei da Cortemilia, e diciassette da Acqui. Due torrentelli o rivi solcano questo territorio; uno detto del Buon uomo, trascorre nella direzione di mezzanotte; un altro denominato d'Ussone parte dal territorio di Gottasecca, scorre pel tratto di mezzo miglio verso mezzodì questo territorio, e va a metter capo nel Bormida presso Cortemilia.

Varie sono le villate ond'è composto il comune di Santa Giulia: sono esse tutte poste in luoghi montuosi; le più alte sommità vi sono quella del Cardello, ove esistono le vestigie di antica fortezza, e quella di Verigi che domina tutte le Langhe, e da cui si scuopre il mare Ligustico.

Il maggiore prodotto di questo comune si è quello del grano, di cui gli abitanti vendono il soprappiù per procacciarsi le derrate di cui non fanno che scarse ricolte. I terrazzani non mantengono bestie bovine, se non in quel novero che richiedono i bisogni dell'agricoltura. Non vi scarseggia il selvaggiume.

La chiesa parrocchiale è dedicata a San Marco. Vi esistono tre altre chiese oltre quella dei disciplinanti attigua alla parrocchia. La prima detta della Pieve, sotto il titolo della Natività di M. V., fu fabbricata per opera dei Benedettini nel 1641; I'altra è dedicata a San Carlo; la terza è quella di Niosa, dedicata a San Sebastiano, questa serve di succursale; il parroco di Brovida che regge il tenimento di Niosa vi compie le funzioni parrocchiali nella prima, e nella quarta domenica d'ogni mese. Il cimitero di recente costrutto giace alla distanza di cinquecento metri dall'abitato. Prima delle passate politiche vicende si tenevano in questo villaggio due annue fiere; la prima il 10 luglio, la seconda il 9 di settembre: da parecchi anni dicaddero entrambe.

Gli abitanti sono per lo più di robusta complessione, e molti inclinati ai lavori della campagna.