De' Liguri Statellati, di Vincenzo Malacarne (1787)

Note (1-74)
Iscrizioni (I-IV)
Annotazioni (I-VII)


Note

1 - V. Tit. Liv. dec. I. Iib. v. cap. I9.

2 - L’illustre letterato, del quale io quì favello era Giureconsulto nella sua patria accreditatissimo, e gioiva d’una rara estimazione per tutta la provincia d’Aqui, e per le vicine . M’aveva egli preceduto nella ricerca de’ Fasti Aquesi, ed aveva avuto la generosità di comunicarmi alcune delle sue scoperte, delle quali io non ho scrupolo di fregiare questo mio scritto, ne ribrezzo a confessarlo. Morì egli nella epidemia onde fu desolata quella provincia l’anno 1783., e la perdita d’un uomo cosi virtuoso costò calde lagrime a tutti coloro, che l’avevano conosciuto. Possedeva in grado eminente la musica, e tanto le sue composizioni, quanto le più difficili de’ professori Filarmonici più celebri, acquistavano pregio ed energia maggiore quand’egli al cembalo le eseguiva. Attendendo alla Geografia, non solo speculativamente vi s’innoltrò, ma mettendone in pratica i precetti costrusse un globo con le più esatte misure, sul quale dopo d’avere dipinto quanto di cognito avevamo alla metà del secolo corrente, andava dipingendo, a misura che pervenivano a sua notizia, tutte le nuove scoperte de’ più arditi viaggiatori. Oltre a non pochi squarci di storia Ecclesiastica d’Aqui pubblicatisi da altri, e ad altre opere anche di poesia, alle quali per la sua modestia non volle mai apporre il proprio nome, diete alla luce con le stampe di Torino un opera intitolata Reflexions sur le discours de J. Jacques Roousseau etc. Sur l’origine et les fondemens de l’inégalité Parmi les hommes. Briolo 1778. A questa, ch’egli dedicò al Sommo Pontefice regnante Pio VI. non poté far di meno d’unire il proprio nome, e ben lo merita perché è tale da onorare chiunque se ne fosse detto autore. Mi si perdoni questo picciolo sfogo per tener viva la memoria del merito e delle doti d’un maestro, ed oserò dirlo, d’un amico incomparabile, ch’era vivendo l’ornamento principale della città, intorno alle vicende della quale, e degli antichi popoli, che la fondarono, il mio discorso s’aggira.

3 - Liv. Dec. V. lib. II. cap. 8.

4 - Plin. Hist. Nat. lib. III. cap. 5. lib. XXXI. cap. 2.

5 - Vedi Cabiasio Delle meraviglie dei Bagni d’Aix; il nostro Vescovo Della-Chiesa nella Corona Reale di Savoja parte I, pag. 43 dell’edizione del 1655. in 8° per gli Strabella in Cuneo. Corographia insignium locorum qui maxima ex parte subiiciuntur, tam cis, quam citra montes potentissimo Principi Sabaudo etc. Authore Jacobo Delexio Jurisconsulto. Camberii per Franciscum Pomarum 1571. 8° pag. 5. e seg. Lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo etc. Venezia presso G. B. Albrizzi MDCCLI. 8.° pag. 79., e seg. Jo. Fantoni etc. Opuscula Medica, et Phvsiologica. Genevae sumtibus Pelissari MDCCXXXVIII. in 4° pag 215. ubi de Aquis Gratianis.

6 - V. Strabon. Geograph. lib. IV.

7 - Plin. Histor. Natural. lib XXI.

8 - V. Delle antiche città di Pedona, Caburro, e Germanicia, e dell’Augusta de’ Vagienni, Dissertazione di Jacopo Dúrandi ec. Torino MDCCLXIX. nella stamperia di Giambattista Fontana in 8° pags 72. e seg

9 - V. Strabon. Geografici. lib. IV.

10 - Allora appunto s’incomincia a trovare un Tito Statilio Tauro.

11 - Epistolarum ad Familiares lib. II. epist. II.

12 - V. Tit. Liv. Dcc. V. lib. II,cap. 8., et cap. 18.

13 - Con questo nome erano anticamente appellati i Gocci come si crede da Elleno figlio di Deucalione re di Tessaglia, dal quale ne venne il nome generale di Ellade $$$; a tutta la Grecia, ed in ispecie alla Tessaglia medesima, dove vi fu pure una città col nome proprio di Ellade. V. Plin. Hist. Nat. Iib. IV. cap. 7., Strabon. Geogr. lib. VIII.

14 - V. Dionis. Alicarnas lib. X.-Nieuport. Prolegom. ad compend. Hist. Romanae.

15 - Strab. 1. cit. Iib. IV.

16 - Ved. a questo proposito il bellissimo Ragionamento dell’origine dei Liguri del sig. Alessandro Tonso Gentiluomo Tortonese pubblicatosi in Pavia l’anno 1784. in 8°

17 - Idem lib. V.

18 - Quindi si capisce, che non vorrei si credesse oppormi io a chi giudica l’Italia, e conseguentemente la Liguria essere stata ne’ più rimoti secoli abitata da’ Celti; perciocché o i Celti non la popolarono tutta a segno di non lasciar più luogo al trapiantarvisi d’altre nazioni; oppure queste, messo con le colonie loro il piede nel nostro paese incominciando dal litorale, a poco a poco rinforzandosi, ne scacciarono le deboli popolazioni de’ Celti, che nell’ingrandirsi incontravano, seppure pacificamente insieme non vissero. Tutto questo, benché possibile, non è però ancora corroborato da prove.

19 - Tit. Liv. dec I. lib I. cap. 3.

20 - Iustin. lib. XX. - Strabon lib. V.

21 - Plin. Histor. Natur. lib. III. cap. 5.

22 - Iustin. lib XX.

23 - Seneca De consolatione. - Strabon. lib. VI., e lo stess’Ovidio nel VI. de’ Fasti disse ltala tunc tellus Graccia maior erat. Non potremmo però noi giudicare con eguale probabilità, che ne’ tempi rimotissimi fossero gli abitatori delle Isole Greche venuti dal continente del quale l’Italia è parte ? Nel caso nostro la Grecia avrebbe restituito all’Italia quelle colonie, che dall’Italia aveva ricevute; opinione che sembrami essere già stata pubblicata da Ciro Minervino.

24 - Arrivati per avventura alcuni Greci colà soltanto di passaggio, furono per qualche accidente costretti a fermarvisi, e tale contrada ne prese il nome di Statellate, o Statella, ed i popoli che di poi l’abitarono acquistar dovettero quello di Statellati come Tito Livio gli nomina, o di Stazielli, ch’è il più comune, e quello che durò più lungo tempo, essendo stato adoprato al tempo di Traiano, e assai più tardi ancora come vedremo.

25 - Tito Livio dec. V., lib. II., cap. 8.

26 - Loc. cit. lib. X.

27 - Vedansene le annotazioni a Columella nel’edizione Lionese del Gryphio in 8° del 1541. fol. KK.

28 - Tit. Liv. dec. 1. cap. 1.

29 - Strab. Geogr. Iib. V.

30 - Debbo aggiungere, che il sig. D. Depetris Professore di lettere umane nelle R. Scuole d’Aqui ha una raccolta di voci, e termini comuni a quel popolo, la radice de’ quali è indubitabilmente greca.

31 - Lib. 1. cap. 12. Questo fu l’anno DXXXVI, di Roma, ducentesimo decimo ottavo prima dell’Era vulgare.

32 - DXLIX. di Roma, ducentesimo quinto prima della nostr’Era.

33 - Livio dec. cit. lib. VIII., cap. 26., lib. X., cap. I. Non saprei a quale autorità siasi appoggiato Fr. Aurelio da Genova Cappuccino, quando nel suo Trattata Cronologico pag. 412. accusò d’errore lo storico Padovano perché ha posto il sacco di Genova nel DXLV. di Roma, e la venuta di Lucrezio Spurio nel DXLVIII. e vuole che il primo fatto sia seguito quando abbiamo accennato noi, del pari che il secondo. Il Tarcagnota segna il sacco suddetto all’anno del mondo MMMDCCLXIII. 1. cit. pag- 334

34 - Lib. II. cap. 8.

35 - Hist. Nat. lib. III. cap. 5.

36 - Piemonte Cispadano antico pag. 45., artic. I., e Delle antiche città di Pedona ecc. pag. 64.

37 - Io. Baptistae Fantoni Cammentariolus de quibusdam aquis medicatis, nempe Vinadiensibus, Augustanis, et Anfionensibus etc. Taurini 1747. 8°

38 - Delle acque Termali di Vinadio usate in bevanda, bagno, doccia, stufa, fango, muffe ecc. Commentario di Gioanni Antonio Marino ecc. In Torino MDCCLXXI nella Stamperia Mairesse 8°. Dall’erudito trattato di quest’ultimo autore i curiosi lettori possono ricavare notizia di quanti altri hanno scritto intorno a questo luogo. Vi si vedranno pure le osservazioni state al Ma.rino comunicate dai nostri diligenti Medici Giavelli, e Betrone. Ne scrisse pure ultimamente un tratratello analitico il sig. Gio. Evangelista Fontana chimico Torinese mio amico.

39 - Dalle osservazioni preparate per la stampa dall’ingegnoso sig. Pittarelli Astigiano sulla Tavola Alimentaria di Traiano, e sul Tipo della Colonia Giulia Augusta d’Iino contemporaneo di quell’Imperadore risulta, che i Bagienni aveano alcuni fondi anche alla parte destra del Po, cioè al di qua del fiume stesso, il che dimostra, che quel Pago a’ tempi di Traiano medesimo si stendeva da amendue i canti del Po. Igino ci segna il termine orientale del Pago Bagienno a Montezzemolo, ed all’Altare detto da costui Mons ater l’ultimo e Mons Geminus il primo. Nell’opera di cui favello vedrassi con che raro sì, ma bel nodo abbia saputo il sig. Pittarelli unire alla letteratura e all’erudizione intorno alle antichità risguardanti la patria nostra, le più ampie cognizioni nella Geografia, la perizia del disegno, e la delicatezza dell’intaglio.

40 - Ved. Delle antiche città di Pedona, Caburro, Germanicia, e dell’Augusta de’ Vagienni ecc. del sig. Iacopo Durandi pag. 65. per quello,che risguarda l’estensione del territorio de’ Vagienni medesimi; indi la pag. 75., e segg. relativamente al sito dell’Augusta loro. Si veda pure il Racconto Storico della città di Bene di Giulio Francesco Cagliari stampato l’anno 1660; ma non si dimentichino le opere stampate, e MSS. de’ celebratissimi storici Saluzzesi Ludovico, e Francesco Agostino Della Chiesa.

41 - Anzi il P. Fulgenzio Alghisi Agostiniano Casalasco nel suo Monferrato MS. parte 1. lib. 1. num. 54. scrive, che l’anno DXXVI. di Roma, cioè CCLVII. anni prima dell’Era Cristiana, quando i Liguri fecero la prima incursione in Italia, essi per meglio assicurarsi Le spalle, fabbricarono vicino alle loro popolazioni marittime una città e dalle acque salutifere presso le quali la fondarono fu nominata Aquae. Ma, torniamo a ripetere, i Liguri allora si servivan eglino già della lingua Latina?

42 - Così veùesi nel Diploma dell’Imperatore Lotario dell’anno DCCCXXXIX. pubblicato dal cel. Muratori Antiquitat. Italia. Tom. 1. col. 579.

43 - Quì parlasi dei Vellejati propriamente detti; perciocché se volessimo favellare de’ Fondi, che a’ Vellejati ancora al tempo dell’Imperatore Traiano appartenevano, percorrere dovremmo quasi tutti i Pagi e le provincie, che nella cel. Tavola Alimentaria si trovano mentovati, e che da Monviso si stendono fino al Mantovano come dal di qui del Po si allargano fino all’Altare. Vedi la Tavola suddetta nel Museo Veronese del Marchese Scipione Maffei, e presso il Muratori nella Dissertazione, che ne pubblicò.

44 - Histor. ab initio mundi ad ann. Xpi 416. Iib. IV.

45 - 237. anni prima dell’umana Redenzione,

46 - 218. prima dell’ Era vulgare.

47 - Lib. II.

48 - Loc. cit. De Gestis Romanorum.

49 - De Gestis Romanorum lib.III.

50 - Eutrop. loc. cit. lib. IV. Tarcagnola ibid. pag. 374.

51 - Ved. Dell’Historie del mondo lib. XXXI. pag. 289.

52 - C. Bebio Panfilo l’anno 3769. del mondo (dice il Tarcagnota 1. cit. pag. 376.) era Pretore nella Gallia, entrando su quel degl’Insubri, fu con tutto il suo esercito colto in mezzo dai nemici, e vi perde da seimilaseicento de’ suoi . Il perché L. Lentulo console vi andò tosto volando, e fartone ritornare in Roma il Pretore, non vi fece egli però cosa alcuna degna.

53 - Il Tarcagnota 1. cit. lib. XXXII. p. 455. Lo nomina Quinto Marrio, e dice che il sito dov’è stato rotto fu di poi detto Martio.

54 - Ved. Eutrop. lib. IV.

55 - Tit. Liv. dec IV. lib. IX. cap. 12,

56 - Cent’ottanta quattro anni prima dell’Era vulgare.

57 - Tit. Liv. dec. IV. lib. X. cap. 10.

58 - Ved. Tarcagn. pag. 469.

59 - 180. prima dell’Era vulgare.

60 - Livio dec. IV. lib. X. cap. 19. Tarcagnota I. cit. pag. 469. all’anno del mondo 3788.

61 - Lib. 46

62 - Lib. IV.

63 - Lib. 35.

64 - Il Tarcagnota dice cinquant’una, e soggiunge, che da Roma si mandò una colonia di duemila uomini ad occupar il terreno stato a’ Liguri tolto. pag. 474.

65 - Aggiungendovi Q. Petilio Spurino ( dice il Tarcagnota 1. cit. all’ anno 3792.) e C. Claudio andato con I’ esercito sopra Modena stata presa ed occupata da’ Liguri, fra tre dì la ricuperò con la morte di ottomila d’essi. Soggiunge poi che per isnidargli da’ monti Leto e Balestra M. Valerio Levino console mandò l’armata a porre dalla parte del mare i Liguri in ispavento, ed il collega Q. Petilio si congiunsero con C. Claudio dalla parte di terra. V. pag 475.

66 - Dec. V. lib. I. Diu nihil in Liguribus memoria dignum gestum est. … Extremo cius anni bis in ma gnum periculum res adducta est Hostis levis et velox, et repentinus, qui nullum usque temporis, nullum loci quietum, aut securum esse sineret. Oppugnantia ncessaria munitorum castellorum laboriosa simul, periculo saque, et viros omnes spem in armis habentes etc. etc. e lo ripete alla dec. V. Iib. III. e IV. verso il fine. Le parole di Floro sono Ligures imis alpium iugis adhaerentes … implicitosque dumis silvestribus, maior ali quando labor erat invenire, quam vincere. Tutum locis et fugâ, durum atque velox genus, ex occasione magis latrocinia quam bella faciebat … Ita quotidiani, et quasi domestici hostes tyrocinia militum imbuebant, nec aliter utraque gente, quam quasi cote quadam populus Romanus ferrum suae acuebat virtutis … Itaque cum diu multumque eluderent Salii, Deceates, Oxubii, Eburiates, Ingauni, tandem Fulvius latebras corum ignibus sepsit; Baebius in plana deduxit; Postumius ita exarmavit, va vix reliqueret ferrum, quo terra coleretur etc. Vedasene il compendio lib. II. cap. III.

67 - Se volessimo dare maggior peso alla nostra opinione, basterebbe recar i passi degli altri storici tutti, che citano gl’Ingauni, e gli altri Liguri vicini ben sovente come nimici de’ Romani, e ribelli, senza mai dare la medesima taccia agli Statellati.

68 - Il lod. sig. Durandi alla pag. 20. dell’antica condiz. del Vercellese dice, che 1’anno DLXXXI. di Roma si è combattuto nella campagna de’ Liguri Statielli, ed alla pag. seg. soggiunge i Liguri Cisapennini, e quel di là dal fiume Iria si raccolsero nel paese degli Statielli, gli obbligarono di entrare nel loro partito, e rendettero il loro paese teatro di quella guerra. Ma gli Statielli erano senza dubbio clienti de’ Taurini, e forse anche diramati dagli stessi Taurini: se adunque gli Statellati non erano dianzi nemici de’ Romani, non lo furono neppure i Taurini capi degli Statielli, perciò non ritroviamo finora che i Romani siano passati per guerreggiare i popoli stabiliti di quà dal fiume Iria. Ed è quivi appunto, che questo ch. Scrittore dice i popoli suddetti all’arrivo del console Marco Popilio essersi ridotti tra le mura del Borgo Carysto, oggidì forse Carusco sulla via, che da Genova mena a Tortona, dalla quale sentenza dipartissi poi dopo riflessioni più mature; moderazione d’animo, della quale i pochi esempi, che abbiamo ridondano in gloria dell’intelletto umano, che non cura le prevenzioni quando gli si presenta con più chiara luce davanti la verità, o scorge l’errore.

69 - Il console M. Popilio (dice il Tarcagnota l. cit. pag. 477. ann. del mondo 3785.) fece presso Caristo terra di Statellati un dubbio e gran fatto d’armi co’ Liguri che quivi fermi si erano, e gli vinse finalmente tagliandone diecimila a pezzi, facendone più di settecento prigioni, e guadagnandone anco ottantadue insegne. Né si ebbe già senza sangue questa vittoria; perciocché dell’esercito Romano ne morirono più di tremila ecc.

70 - A’ tempi di C. Terenzio Varrone, e di L. Paolo Emilio Coss. però ogni legione non comprendeva più di cinquemila fanti, e trecento cavalli nell’anno del mondo 3752: trentaquattro anni dopo essendo consoli Gn. Bebio Panfilo, e L. Emilio Paolo era già di cinque mila dugento fanti, e trecento cavalli se crediamo al Tarcagnota; però nove anni dopo non è probabile, che si fosse aumentata già del doppio: sicché poniamo, che tra fanti, e cavalli ogni legione comprendesse a quest’epoca fatale per gli Statellati soltanto seimila uomini, e troveremo, che l’esercito Romano superava di gran lunga quello de’ Liguri, i quali erano inoltre senza cavalleria. Ora qual disordine mai non producono tremila cavalli, mentre che passano sul ventre dell’infanteria, già troppo seriamente occupata nel difendersi da un corpo molto superiore!

71 - Atrox res visa Senatui (ecco le parole di Livio) Statellates qui uni ex Ligurum gente non tulissent arma adversus Romanos, tum quoque oppugnatos, non ultrò in. ferentes bellum, deditos in fidem populi Romani, omni ultimae crudelitatis exemplo laceratos ac delatos esse; tot millia capitum innoxiorum fidem implorantia populi Romani, ne quis unquam se postea dedere auderet, pessimo exemplo venisse: ct distractos passim, iustis quondam hostibus P. R. pacatis servire.

72 - Parcere subiectis, et debellare superbos. Virgilio.

73 - Qui ex Statellatibus deditis in libertasem restitutus ante calendas sextiles Primas non esset, cuius dolo malo is in servitutem venisset, ut iuratas Senatus decerneret, qui sam rem quaereret, animadverteretque.

74 - Ved. a questo proposito la Dissertazione della condizione antica del Vercellese già citata pagg. 20., e 21., dove confessa non sapersi indovinare in qual parte della regione da’ Romani detta Traspadana siano stati da Macro Popilio trasportati i Liguri Statielli.


Iscrizioni

Ecco le iscrizioni mentovate nel testo quali nel Salon Vescovile si leggono.

Iscrizione 1

AQVENSIVM . VRBEM
A STATELLATIBVS
CARYSTO . VETERI . SEDE . PVLSIS
AD . THERMAS . CONDITAM
ROMAN . MVNICIP
CIVIVM . VIRTVTE . INGENIG . FIDE . CLARISSIMAMA
CHRISTIANA . RELIGIO . AB . EXORDIO . SVSCEPTA
PERPETVOQUEE . RETENTA
CLARIOREM . FECIT

Iscrizione 2

NOVAM . VRBEM . ALEXANDRIAM
IN . ROBORETI . SOLO
DIOECESIS . AQVENS . POSITAM
A . CONVENARVM . MVLTITVDINE . ANNO . MCLXVIII
FREQVENTARI . COEPTAM
AB . ALEXANDRO . III . P . M . ANNO . MCLXXV
ARDVINO . EPISCOPO . DES . COMMENDATAM
AQVENSES . ANTISTITES
CVM . TRACTV . SVO . VINDICATAM
VSQVE . AD . ANNVM • MCCCCV
PRISTINO . IVRE . TENVERVNT

Iscrizione 3

D . O . M
GVIDONI . PONTIFICI . SANCTISSIMO
QVOD . GLORIAM . NOMINIS . CHRISTIANI
LEGIBVS . PIETATE . OPIBVS
AMPIFICAVERIT
ANTIST . AQQENS
D
MDCCLYII.

Iscrizione 4

AQVENSIVM . PONTIFICVM . SERIEM
IN . NOVANDIS . AEDIBVS . PENE . DELETAM
CAROLVS . IOSEPHVS . CAPAA . EPISCOPVS
ACCVRATIVS . DlGESTAM
PICTVRIS . ELEGANTIORIBV5 . RESTITVIT
ANNO . MDCCLXII.

Di tutte le altre poi, che risguardano i Vescovi d’Aqui, e la cronologia loro, e del nome degli Aquesi, che ressero altre chiese, daremo la serie a suo tempo; basti per ora il sapere, che autori ne furono il fu Don Giuseppe Gatti Aquese Professor di Lettere umane in quella Città, ed il fu sig. Ab. Chionio Protessor d’Eloquenza nella R. Università di Torino, i quali vi lavorarono attorno d’accordo.


Annotazioni

Annotazione I

Ved. Luca Probo Blesi nel libro intitolato Acqui città anticea del Monferrato descritta dal sig. Dottore Luca Probo Blesi, nella quale si discorre dell’Edificazione, Antichità, fameglie, Diocesi, e Yescovi d’essa. Tortona 1614. appresso Nicolò Viola in f. con alcune additioni del M. Rev. Prete Antonio Ruba. Aurelio Scassi nel suo De Balneorum civitatis Aquarum natura, et perfecta utendi methodo utilis valde, atque necessarius Tractatus. Casali apud Pantaleonem Gofium Impressorem Ducalem M. DCX. ristampatosi col titolo seguente De Balneis, et Lutis Aquensibus, nec non et de vinaceis ad morbos omnes contumaces sanandos Aurelii Scassi Physici vera methodus Derthonae apud Nicolaum Violam 1612. Pietro Paolo Bruno nel Trattato sopra i Bagni, e Fanghi della città d’Acqui, con il vero modo d’usarli, et in qual tempo, d’Aurelio Scassi medico di detta Città, tradotto di Latino in volgare dal M. R. Canonico Pietro Paolo Bruno, a commodo di ciascuno infermo. In Casale presso Pantaleone Goffio Stampator Ducale M. DCX. Questi due ultimi Scrittori più arditi pretendono che la Città d’Acqui sia stata destrutta per le guerre antiche, et poi riedifieata, o sii restaurata da tre fratelli Stacighesi, laonde acquistò nome di Città de’ Stacigliesi, nè fu più detta Silvia. Ved. pag. 44. dell’accennata edizione di Casale.

Annotazione II

Plinio stesso in varie parti delle Storie naturali fa menzione di due luoghi in Grecia Caristo nominati: eccoli. Lib. IIII. col. 79. edit. Gelenianae. Aegei pars Mirtoo datur: appellatur ab insula parva, quae cernitur, Macedoniam a Geresto petentibus, haud procul Euboeae Carysto. Lib. IIII. col. 81. Aulis est, Geresto, Eretria, Carysto, Oritano, Artemisio, fonte Aretusa, flumine Lelanto, aquisque calidis quae Hellopiae vocantur nobilis, notior tamen marmore Carystio. Ho distinto le parole aquisque calidis perchè mi sembra che questa circostanza dimostri sempre più la probabilità dell’essere stati d’origine greca gli Statellati, nel territorio de’ quali erano le Terme ora d’Aqui, e d’esser eglino venuti da’ contorni d’Aulide. Lib. XXXVI. col. 926. favellando de’ marmi, e citando Cornelio Nepote, e Catullo, dice che Mamurra Cavaliere Romano fu il primo ad avere tutte le colonne del suo palazzo assolutamente di marmo di Caristo, o di Luni, ora Carrara.

Annotazione III

Filippo Ferrario nel suo Lessico Geografico (ediz. Padov. 1657. tom I. pag. 268.) Michelantonio Baudrand nelle annotazioni allo stesso Lessico; lo stesso Ferrario (ivi tom. 2. pag. 280.), ed ivi pure lo stesso Baudrand. L’autore dei Dizionario Stor. Geograph. e Poetico stampatosi in Geneva alla pag 468. Il Moreri nel Dizionario Storico; la Martiniere nel Grande Dizionario Geografico; il Salmon, il Cellario Notitia orbis Antiqui lib. 2. cap. 9. de Gentibus Alpinis, et sub Alpibus; il Cluverio nell’Italia antica lib. 1. cap. 21. ec. dicono, che Bibiana è il Forum Vibii di Plinio,. e degli antichi, e lo confermano gli Autori delle Appendici a’ Vocabolari Torinesi. Vi si scoprirono certe acque medicinali, che dal ch. sig. Michele Antonio Piazza di Villafranca del Po, Cerusico Collegiato di Torino, e Prof. primario di Cirugia nella R. Università di Cagliari, furono messe in uso per la cura di varie infermità; nel che fu cotesto Cerusico imitato dal ch. sig. Dott. Carburi allora Professore di Medicina pratica nella nostra Università, e dal ch. Dott. Garone Medico Coll. e Medico Primario dello Spedale de’ Pazzarelli; ne senza gran frutto come dimostrò il ch. Dott. Giuseppe Gaspare BartoIommeo Regis di Bibiana nella sua Dissertazione De Aquis medicatis Bibianensibus anno MDCCLVI. detectis stampato in Torino due anni dopo dal Mairesse in 8.°

Annotazione IV

Al tempo di Trajano poteano essere già notabilmente cangiati i confini, e per conseguenza l’estensione del territorio degli Stazielli, e di fatti la Tavola Alimentaria sembra darcene indizio. Ecco ciò, che a tale proposito mi ha comunicato il sig. Pittarelli. Gli Stazielli (mi ha scritto egli medesimo) si stendevano tra il Belbo, il Tanaro, parte della Bormida, I’Orba, i popoli Libarnesi, ed il Pago Salvio Verso l’oriente dal confluente della Bormida a lungo dell’Orba sino al di là d’Ovada erano contermini col Pago Giunonio, nel quale tra gli altri luoghi erano compresi Novi, e Castell’Adorno. Di qui sin verso le sorgenti dell’Orba, e quelle dell’Erro erano contermine co’ Libarnesi i quali per que’giochi meridionali si stendevano fino ai confini de’ Bagienni. Dall’Erro sino al Belbo, e ne’ contorni assai verisimilmente di Mangano erano confinanti col Pago Salvio, nel quale trovansti l’Abbazia di Ferrania, il Cairo, Lodisio, Perletto ec. Dal confluente della Tinella col Belbo, sino al confluente di questo col Tanaro erano contermini col Pago Ambitrebio, nel quale trovansi Muasca, Veglio, Oviglie, Rebadue ec. Dal confluente del Belbo nel Tanaro sino a quello della Bormida aveano per confino il Pago Valentino.

Annotazione V

Gio. Tarcagnota nelle Storie del Mondo lib. XXV. favellando di questa guerra Liguftica ch’egli segna all’anno del mondo MMMDCCXXXI. s’esprime così. L. Cor. Lentulo, e Fulvio Flacco consoli andarono sopra i Liguri, la cui contrada che dal fiume Varo al fiume Macra si stende, chiamano oggi il Genovesato (doveva aggiungere la contèa di Nizza, il Piemonte, le Langhe, ed il Monferrato per quello, che spetta a noi) e vivevano per lo più in que’ tempi di carne di pecore, e di latte, e di frutti d’alberi selvaggi. Il perchè travagliarono molto i Romani, facendo anzi che come soldati, come ladroni la guerra: perciocchè fuggendo di un subito, quando più loro pareva, nell’ asprezze de’ monti loro si nascondevano. Onde fu poi a’ Romani malagevole il ritrovarli per quelle caverne, che il vincerli. Fulvio Flacco finalmente (come Floro dice) cingendo intorno quelle loro latebre col fuoco, gli vinse. Bebio gli ridusse ncl piano, e Postumio tolse in modo loro tutte l’armi, che a pena poterono poi coltivare il terreno. Molto fuggirono questi popoli di porre sotto il giogo de’ Romani il collo, e ostinatamente ogni sforzo ne fecero, ma nol poterono alla fine fuggire, come appresso al suo luogo si dirà. Pag. 148., e 149.

Annotazione VI

Tit. Liv. Dec. IIII. lib. 1. Il Tarcagnota (Delle Historie del mondo lib. XXXI pag. 363. e segg.) narra quel fatto come segue: P. Elio console guerreggiando nella Gallia Cisalpina co’ Boi, che ribellandosi havevano molte correrie su quel de’ popoli amici de’ Romani fatte, haveva mandato avanti C. Appio con molte genti in fretta, il quale mentre vuole fare al nemico danno nelle biade, ch’erano già per li campi mature, fu colto in mezzo da’ Boi e morto con settemila de’ suoi. Gli a!tri spaventati fuggendo sempre fuori di strada a dietro nell’esercito del console, che veniva appresso, si ricoveraron. Ma giunto Elio su quel de’ nemici, non fece loro altro, che danno nel Contado. E confederatosi co’ Liguri Statellati ed Ingauni se ne ritornò poscia senza fare altro in Roma . . . Gl’Insubri, e Cenomani, e i Boi fatte prendere (nell’anno del mondo 3786.) da i Salij, da gl’Illuati, e da altri popoli della Liguria I’armi, sotto gli auspicij d’Amilcare, che essendo già con Asdrubale Barchino passato in Italia, si era in que’ luoghi fermo, havevano con uno improviso, e subito assalto presa, e saccheggiata Piacenza, e per la maggior parte anco arsa. E passato il Po erano tosto sopra Cremona andati, che havendo la ruina de’ Piacentini intesa, chiuse tosto Ie porte. E veggendosi l’assedio intorno, mandò a chiedere a’ Romani ajuto. L. Furio Purpurione pretore, che presso Arimino fermo si era, ne scrisse volando in Roma, mostrando insieme, che esso con cinquemila huomini soli, che haveva, non poteva andare sopra questo nemico, che haveva quarantamila combattenti in campagna. Il Senato havuto questo avviso ordinò, che il console C. Aurelio Cotta con l’ esercito, che doveva fra certi dì ritrovarsi in Toscana, passasse in soccorso de’ loro Coloni: o che parendogli mandasse al pretore L. Furio queste legioni in Arimino perchè il medesimo effetto facesse .... Il pretore L. Furio havuto 1' esercito, che il console gli mandò, se n’ andò tosto ad accampare un miglio e mezzo presso al nemico, che sopra Cremona stava ... Il dì seguente essendosene i galli volando ritornati nel campo fecero il falto d’arme, nel quale pensando per l’havere assai maggior numero di genti, di cingere di ogn’intorno i Romani in mezzo, se ne ritrovarono ingannati, perciocchè tosto, che il Pretore se ne accorse, stese anch’egli da amendue le parti l’esercito in lungo, e veggendo il nemico fatto debole nei mezzo, vi diede con tanto impeto, che veggendosi da ogni parte i Galli tagliare a pezzi, volgendo le spalle si diedero in fuga: ne giovò loro, che negli alloggiamenti fuggendo si ricoverassero, che qui anco furono morti senta niuna pietà. Onde fra morti, e prigioni passarono il numero di trentacinquemila; e vi perderono settanta insegne e più di dugento carri carichi di preda. Vi morì Amilcare con tre altri capitani di Galli. Dell’ esercito Romano ve ne morirono presso a duo mila. Lo stesso Tarcagnota però sotto l’anno 3771. pag. 381. dice in tale battaglia essersi tanto danno sofferto da’ Liguri, perché i Cenomani aveano secreta intelligenza con i consoli Romani ed occupando la retroguardia dell’ esercito Ligure, non così tosto videro attaccato il fatto d’arme, si occuparono essi ancora a battere i confederati loro, di modo che ne fu fatto quell’orribile macello, che si disse, dandone però la gloria a C. Cornelio Cetego console, che dice avere in tal occasione guadagnato centotrenta insegne de’ Liguri; e più di dugento mila carri, nel che o v’è error di stampa, o esaggerazione.

Annotazione VII

A quest’epoca il sig. Duranti nell’Antica condizione del Vercellese p. 22. scrive Il compilatore di Livio lib. 46. dice, che il console M. Claudio Marcello soggiogò i Galli Alpini, e il suo collega C. Sulpicio Gallo i Liguri . . . Tai Liguri erano ancora nella regione Cispadana a’ tempi di Stràbone (Geograf. lib. 5.) dunque da Sulpicio furono domati, e repressi, ma non discacciati. Ma forse l’Abbreviatore di Livio intese de’ Liguri Cisappennini: infatti convien credere, che pochi ve ne restasse in Italia dopo la vittoria di Sulpicio, poichè i Romani andarono di li a poco a cercarli di là delle Alpi; onde M. Fulvio Flacco I’anno DCXXX. trionfò de’ Liguri Transalpini come dai Fasti consolari si ritrae. Con tutto ciò non credo che gli Statielli fossero altrove trasportati, e i Taurini, i quali si portarono in loro soccorso, facilmente si pacificarono ecc. Alla pag. antecedente avea detto i Liguri Cisappennini, e que’ di là dal fiume Iria si raccolsero nel Paese degli Statielli, gli obbligarono di entrare nel loro partito, e rendettero il loro Paese teatro di quella guerra. Ma gli Statielli erano senza dubbio clienti de’ Taurini, forse anche diramati dagli stessi Taurini. Se adunque gli Statielli non erano dianzi nemici de’ Romani, non lo furono neppure i Taurini capi degli Statielli ecc. Oh quanta luce avrebbe portato sulla storia di questi popoli l’erudito Autore, se avendo le prove di quanto in questo luogo asserisce, non fosse dalle altre sue gravissime occupazioni distolto dal pubblicarle! Non anderemmo tentoni, come siamo costretti a fare, nel trascorrerne i limiti, e dietro a scorta simile non cadremmo più in tanti errori.