Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica

Iberi: § I

È opinione accettata in generale dai dotti, e dagli etnografi in particolare, che i primitivi, o almeno i più antichi abitatori storici noti a noi della Spagna, della Francia meridionale e dell’Italia occidentale colle grandi isole del bacino occidentale del Mediterraneo, appartenessero alle genti della famiglia iberica complessivamente, essi e le loro lingue; sia che ivi si sovraimponessero agli uomini delle caverne, delle paludi e delle foreste, sia che eglino medesimi pei primi vi ponessero le loro sedi; apparendo, per non dubbie testimonianze, che alla loro venuta nel primo soggiorno in quei luoghi si trovavano tuttavia nelle poco desiderabili condizioni dell’età della Pietra, alla quale accennano chiaramente le numerose scoperte preistoriche nelle contrade da essi abitate, dalle colonne d’Ercole allo stretto di Sicilia; i nomi delle armi da guerra e gli stromenti da tagliare, e la mancanza di un vocabolo d’indole veramente nazionale per significare i metalli nella sola delle lingue o dialetti iberici pervenuta con minore penuria fino a noi, che è la basca od escuara, reliquia dell’antico idioma di quella stirpe, il quale conserva ancora segni incontestabili di antichità molto rimota, e di avere esso pure percorso lo stadio agglutinativo al punto che alcuni la classificherebbero fra le lingue agglomeranti o agglutinative (1).

Tutto questo dovette accadere in tempi molto da noi lontani, che alcuni con evidente esagerazione suppongono salire ai primi periodi dell‘età quaternaria, quando le altre contrade dell’Europa credettesi falsamente fino ai dì nostri che albergassero esclusivamente popoli brachicefali di sangue ugro-fìnnico e turanico (2), molto prima che le genti ariane dolicocefale nella grande loro maggioranza, venissero dall’Asia a contrastarne loro il possedimento colla forza e colla violenza, assimilandoli in parte, e in parte imponendo ad essi la propria dominazione e la propria lingua. Perciocchè le ultime ricerche preistoriche provano in termini assoluti, che contemporanee, e probabilmente anteriori a quelle stirpi brachicefale, altre parecchie si succedettero o coesisterono di diverso tipo craniale, Benchè ugualmente distinto dall‘ariano (3). Ma, da un lato, dei Turanici in generale, nelle contrade abitate dalle genti iberiche, non rimase che la ricordanza, confermata da scarse reliquie di scheletri e di cranii di varia configurazione, che non hanno e non possono avere importanza storica di qualche conto; e dall’altro i Finni, che potrebbero averla avuta, benchè per la lingua sembri ai filologi che si abbiano a classificare fra i Turanici, sostiene Retzius, che costituiscono ancora attualmente una razza distinta dalle turaniche, dotata di maggiore intelligenza, di grande tenacità e vigoria latente, e suscettiva di grande svolgimento, quantunque i più di essi perdurino in uno stato pochissimo progredito (4). Al che aggiungesi che, secondo i più, codesti Finni sono fra i popoli venuti gli ultimi dall’Asia in Europa, sicché non potrebbero classificarsi fra gli antichissimi abitatori di questa parte del mondo, come fu creduto generalmente fino ai dì nostri (5). Di tutto ciò basterà avere qui fatto un cenno in ordine al presente lavoro, inteso specialmente a chiarire le origini delle genti ibero-liguri, delle quali non solo si conservò non interrotta memoria in ogni tempo, ma ne pervennero ed esistono tuttavia i discendenti legittimi, benché il loro tipo ed il loro carattere abbiano subito non piccola alterazione da una serie di avvenimenti incontestabili in massima generale, dei quali però ignoriamo i principali particolari della parte più antica, che sarebbe per noi la più istruttiva.