Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica
Iberi: § II
Codesti popoli paiono avere avuto nulla di comune con quelli della famiglia ariana, prevalenti nei tempi storici in quasi tutte le altre contrade d’Europa, dai quali differivano non meno nella lingua che nei caratteri fisiologici e in altri particolari, che indicavano recisamente un tipo essenzialmente diverso anche negli antichi scrittori: i quali di fatto ricordano una razza bruna, dai capelli neri leggiermente increspati, di statura mediocre e di costituzione adusta, ma singolarmente agile e vigorosa, intelligente, accorta, tenace fino all’ostinazione, indurata alle fatiche e ai disagi, che abitava l’Iberia, la Gallia meridionale coll’Aquitania e le regioni occidentali dell’Italia colle sue grandi isole, e secondo alcuni estesa eziandio nell’Europa occidentale fino alle isole della Gran Brettagna; dove i Siluri del paese di Galles ricordati da Tacito come venuti dall’Iberia, i Gaeli d’Islanda e i Loegrini del York-Shire ancora attualmente, e nella Francia i Brettoni, hanno una rara analogia fisica, in parte anche morale, con quella antichissima stirpe, la quale, col nome complessivo di iberica, comprendeva numerosi popoli e tribù dell’Europa occidentale-meridionale, fra cui i Liguri, gli Aquitani, Tartessi, Sicani, Cuneti ed altri molti; i quali, avendo pure ciascuno la propria individualità più o meno distinta, parlavano però dialetti di una medesima lingua e appartenevano tutti etnograficamente alla grande famiglia iberica (6). Alla quale se gli antichi scrittori già assegnavano vasti confini nei tempi anteriori alle invasioni ariane, furono poi superati dai moderni, parecchi dei quali attribuirono agli Iberi la fondazione di un antichissimo impero nell‘Europa occidentale, i cui limiti dall’Atlantico all’Adriatico ed al Reno comprendevano a tramontana le isole Britanniche con buona parte della Gallia. Nella quale ipotesi, che non manca di qualche fondamento, le espressioni di Eschilo, che l’Eridano scorre nell’Iberia e il Rodano è un fiume iberico, considerate come erronee da Plinio (7), sarebbero anzi un indizio prezioso della vastità della dominazione o almeno prevalenza iberica nel periodo della sua maggior floridezza. Poichè il grande Poeta riferivasi evidentemente alle vecchie tradizioni, che nel VI secolo a.C. correvano sulle principali divisioni politico-geografiche dell’Occidente, il quale era regione presso che ignota ai greci scrittori; divisioni, che nei secoli successivi dovettero necessariamente subire cambiamenti notevoli di estensione e di confini. L’Iberia medesima, ad esempio, ebbe anticamente nelle diverse età significati geografici molto diversi, ristretti da prima ad una parte della Spagna ad occidente della penisola ligustica, aggiuntivo appellativo antichissimo della penisola iberica, perchè abitata in parte dai Liguri, secondo Eratostene (sec. III a.C.), uno dei più grandi luminari della scuola alessandrina, fondatore della geografia sistematica, ed il primo che raccogliesse in un’opera speciale tutte le principali cognizioni geografiche del suo secolo (8).
Ma in tempi ancora antichi gli Iberi, che abitavano fra l’Anas ed il Betis (Guadiana e Guadalquivir), tra cui scorreva antichissimamente un fiumicello, chiamato Ibero al di là delle colonne d’Ercole, prevalsero successivamente sopra tutti i popoli della penisola, alla quale diedero il proprio nome, che si estese anche oltre ai Pirinei nella Gallia meridionale (§ IV), e nell’interno della Gallia fin verso l’Elvezia, compresovi però il territorio dei Liguri transalpini. Ancora nel IV secolo a. C. i confini orientali dell’Iberia erano segnati dal Rodano: e dalla città di Emporium, di origine ellenica (ampurias) nella Spagna fino al Rodano abitavano tuttavia gli Iberi mescolati ai Liguri. E solamente in tempi posteriori si ridusse a significare la penisola spagnuola entro i suoi limiti naturali, che furono sempre i Pirinei ed il mare (9). Un somigliante progressivo allargarsi del significato geografico di un popolo e di una regione circoscritta da naturali confini avvenne anche in Italia, dove questo nome in antico significava appena il paese dei Bruzi con parte della Lucania, poco più che le Calabrie attuali, fra il golfo di Taranto e quello di Possidonia, e non cominciò a significare l’intera penisola che nel VII e VIII secolo di Roma verso il principio dell’êra volgare (10).