Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica

Iberi: § IV

Ora, d’onde siano venuti gli Iberi nell’Europa meridionale occidentale, e a quale famiglia di popoli appartengano, e quali rami della nazione iberica siansi stabiliti in Italia, importa grandemente di brevemente discorrere, aggiungendo alcune osservazioni di fatto a quelle già accennate. Se gli Iberi fossero così chiamati dal fiumicello Ibero nella Spagna meridionale, sul quale pare che antichissimamente abitassero fra la Guadiana ed il Guadalquivir (§ II), fra i Cuneti ed i Tartessii, e dessero poi essi medesimi quel nome al maggior fiume dell’Iberia, o derivasse l’appellativo dalla natura del luogo stesso che occupavano (14), non si potrebbe con certezza affermare. Questo tuttavia pare abbastanza accertato, che in origine gli Iberi non erano che uno dei molti popoli della penisola spagnuola, fra cui i Cuneti del bacino dell’Anas o Guadalquivir, i Tartessii, i Kemsi o Scempsi, Vasconi, Sicani e Liguri, con altri parecchi di stirpe più o meno affine, ricordati dagli antichi scrittori, e indicati come di medesima stirpe da Erodoto, benchè con varii nomi, sui quasi prevalse quello d’Iberi, che diventò comune a tutti, da quelli in fuora, che uscirono dalla penisola e conservarono in altre sedi la loro autonomia e il nome loro, come ad esempio i Sicani certamente, e di essi incomparabilmente più noti e possenti i Liguri, di cui non tarderemo ad occuparci in modo speciale. Questo estendersi del nome di un popolo a quelli di un’intera regione, è un fatto ordinario nei tempi antichi e nei moderni. Gli Itali, gli Elleni, gli Alemanni e i Franchi, che da prima non erano che piccola parte degli abitanti delle regioni italiche, elleniche, alemanne e francesi, finirono per imporre il loro nome all’intiera contrada senza riserve od eccezione, benchè i più degli altri popoli, colla denominazione universale al paese conservassero lungamente anche il loro nome e spesso la loro propria individualità, come abbiamo già più avanti osservato (§II).

Ma gli Iberi, fatti prevalenti nella loro penisola, non tardarono ad oltrepassarne i confini, come conquistatori od emigranti armati, seppure questo allargarsi delle stirpi iberiche oltre i Pirinei non fu contemporaneo o quasi contemporaneo alla prima loro venuta nella penisola istessa. Inviarono colonie in alcune della grandi isole del bacino occidentale del Mediterraneo, come nella Corsica e nella Sardegna, dove la loro presenza è confermata dagli antichi scrittori (15): e si estesero nella Gallia meridionale occidentale, ad oriente fino all’Italia coi Liguri, Siculi e Sicani, e ad occidente fino all’Inghilterra; dove i Siluri del principato di Galles erano di stirpe iberica nell’opinione molto ragionevole già ricordata di Tacito (16.) Quindi non mancherebbe di ragionevoli fondamenti la esistenza di un impero iberico antichissimo nell’Europa occidentale, già da noi ricordato (§II), quando però ad esso si attribuisse un significato essenzialmente etnografico, e non schiettamente politico; non essendo probabile una dominazione regolare di veruna nazione sopra così vasta estensione di territorio in età tanto remota, e anteriore alla venuta delle genti ariane in Europa. E quantunque per iscarsità di notizie ignoriamo la durata e le vicende della prevalenza iberica nella Gallia occidentale meridionale, possiamo però affermare, che nel IV secolo a.C. la costa della Spagna dalle Colonne ed Emporium o Emporiae (ora Ampurias ad ostro del Capo Creux, termine dei Pirrenei orientali), abitavano e dominavano esclusivamente popoli iberici anche di nome. Da Emporium al Rodano coesistevano pacificamente Iberi e Liguri e dal Rodano alle Alpi marittime il paese era in mano dei soli Liguri, ivi stanziati da secoli e padroni della regione italica, da essi nominata Liguria con limiti alcun poco più estesi, come diremo. Ma col prevalere dei Celti in tutta la Gallia, gli Iberi ed i Liguri ne vennero successivamente espulsi, i primi respinti nei limiti naturali della Iberia, i secondi dell’Italia, salve alcune tribù, fra cui i Deciati e gli Oxibii, che vi si mantennero indipendenti nella Gallia occidentale fino alla conquista dei Romani. Che anzi i Celti passarono anche nella penisola iberica, dove alcune delle loro tribù, mescolandosi agli Iberi, diedero originale ai Celtiberi e alcune poche si sovraimposero anche agli Iberi: ma nella maggior parte della penisola si mantennero prevalentemente gli Iberi, non essendovi mai i Celti riusciti a farne la conquista, come era avvenuta nella Gallia (17).

Codeste due nazioni però non avevano fra loro veruna comunanza o analogia d’origine, differendo radicalmente per lingua, per caratteri fisici e per consuetudini. È una distinzione capitale già fatta da Giulio Cesare rispetto agli Aquitani, frazione innegabile degli Iberi, ed accertata dai progressi della filologia e dell’antropologia comparata. Confermasi ancora dal fatto che gli Iberi compaiono tuttavia nelle condizioni dell’età della pietra, mentre i Celti e gli Ariani tutti alla loro venuta in occidente già possedevano l’uso dei metalli, e avevano oltrepassato quel Primo periodo stato comune a tutte le nazioni E di fatto la descrizione che degli Iberi ci lasciarono gli scrittori antichi, differisce radicalmente da quella dei Celti loro vicini e principali nemici, e dal concetto eziandio che a noi rimase degli Italo-Greci, e dalle altre genti ariane della vecchia Europa. Orgogliosi per indole ed accortissimi, non aperti ed espansivi ma chiusi e diffidenti, gli Iberi si distinguevano per sobrietà e singolare frugalità, al punto che bevevano acqua e mangiavano una sola volta al giorno, benchè ammasserei il fasto nel vestire. Indurati alle fatiche e ai disagi, disprezzavano la morte e i dolori: neppure la tortura valeva a strappare loro una confessione forzata, e si videro più volte perire fra atroci tormenti piuttosto che tradire il segreto loro affidato, più di questo solleciti che della vita. Agilissimi della persona, camminatori instancabili e spediti, di spiriti irrequieti e bellicosi, preferivano la guerra alla pace, andavano alla battaglia come ad una festa, e incontravano la morte impavidi. Consideravano non solo lecito ma onorevole il brigantaggio; e solamente quando vennero a contatto cogli stranieri, e specialmente coi Romani, si ammollirono i loro costumi, e degenerò il carattere della maggior parte della nazione.

Nè sembra più fondata l’opinione dell’origine turanica degli Iberi, poichè lasciando le differenze filologiche e antropologiche esistenti fra i due tipi, e le quali sono a bastanza notevoli, noi vediamo che i Turanici si dileguarono dinanzi alle invasioni degli Ariani, da cui si lasciarono assimilare o distruggere con grande facilità, o respingere in picciol numero nelle regioni più settentrionali dell’Europa, dove perduravano tuttavia nelle misere condizioni dell’età della pietra nel primo secolo dell’êra volgare, e dove anche adesso i Laponi, che ne sono una reliquia genuina, giacciono in uno stato deplorabile di abbrutimento ed impotenza; mentre le genti iberiche al contrario conseguirono nel mondo antico una vasta dominazione e sostennero colle stirpi ariane, specialmente colle celtiche ed italiche, una lotta di molti secoli così accanita ed implacabile, che solo nella diversità di razza poteva trovare ragione ed alimento, e nulla accenna fra gli Iberi che avessero istituzioni religiose e classe sacerdotale prevalente, come i Druidi ad esempio, comuni a tutti i Galli, come fa uno singolare reciso contrasto la parsimonia e frugalità dei primi colla voracità dei secondi.

I colpi più gravi ebbe la nazionalità iberica nella penisola non dai Celti, ma dai Fenici, dai Cartaginesi e dai Romani, e nell’età di mezzo dai Visigoti, dai Mori e in alcuni luoghi parziali dagli Zingari, che esercitarono su quella un’azione deleteria, a cui si sottrassero a stento i Baschi nelle province, che da loro presero il nome. Quanto all’origine etnografica degli Iberi (§III), alle conclusioni negative adottate rispetto ai Baschi, loro ultimi legittimi rappresentanti, non avere essi sul continente europeo fratelli di stirpe nè di lingua, nel cercare d’onde essi siano venuti nella penisola iberica, aggiungeremo alcune indicazioni, che recheranno un po’ di luce anche su questo punto.