Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica

Iberi: $ V

Le notizie, che sulla etnografia e sulla patria primitiva dei popoli ci lasciarono gli antichi, hanno quasi sempre niuna o ben piccola importanza, quando non siano confermate dai progressi della filologia e antropologia comparata, due scienze al tutto moderne, le quali, adoperate con riguardo e moderazione, sono certamente il criterio meno incerto nelle ricerche sulle origini e fratellanze dei popoli; le cui emigrazioni e immigrazioni sono sempre un punto molto oscuro nella storia del mondo antico, sia per le cause che lo produssero, le quali sono molte e diverse, sia per la loro patria primitiva. Perchè, non avendo più degli antichi un giusto e preciso concetto dell’unità di origine della umana specie, dovunque trovavano società politiche stabilite in un paese da lungo tempo, le consideravano come autoctone. In ordine alle sedi primitive degli Iberi con cui i Greci non vennero in contatto prima del VII secolo a. C. per mezzo dei Focesi e di cui conobbero il nome dai Fenici certamente dopo il nono, nulla ci tramandarono gli antichi scrittori, tranne un ceno di M.T. Varrone, dal quale apprendiamo, che si recarono nella Spagna da altre contrade senza però dircene il nome (18).

Gli scrittori moderni, prendendo per base inconcussa l’unità del genere umano, l’opinione tradizionale, che siasi primamente manifestato sul globo nell’altipiano dell’Asia centrale, e il fatto delle grandi immigrazioni di popoli da oriente in occidente nell’età storica, che paiono confermare la narrazione mosaica, non posero pure in dubbio l’origina asiatica degli Iberi, che alcuni antichi dicevano progenitori e altri discendenti di quelli della Spagna, osservando però essi medesimi che le due nazioni non avevano altra analogia che quella del nome, differendo poi radicalmente nella lingua e nei costumi, in cui gli Asiatici si accostavano ai Persiani, mentre i moderni ne classificano il linguaggio nella famiglia ariana (19). E proseguendo con analogo ragionamento, che i popoli, maggiormente avanzatisi verso occidente, dovevano eziandio essere stati i primi a partirsi dall’Asia, inventarono un ordine cronologico e geografico di immigrazioni, in cui precedono gli Uberi seguono gli Italo-greci, i Celti, i Germani e gli Slavi; disposizione che a primo aspetto parrebbe corrispondere all’etnografia geografica dell’Europa attuale, mentre altri illustri filologi ne propongono una alquanto diversa (20) con non maggior fondamento, essendo nel fatto le une e le altre essenzialmente convenzionali.

Imperciocchè, anzi tutto, lo stato attuale della scienza non è in grado di accertare in quale contrada del nostro globo sia primamente stata osservata la esistenza del genere umano e della prima coppia del medesimo: secondariamente, pure ammettendo l’altipiano dell’Asia come la culla del genere umano, e per conseguenza anche degli Iberi, non ne seguirebbe ancora da ciò che gli Iberi siano stati i primi a muoversi ad occidente, e non potessero arrivare nella penisola spagnuola per altra via. Poichè gli ostacoli di varia natura, i quali sul loro cammino dovevano necessariamente incontrare i popoli primitivi nelle loro migrazioni, poterono, anzi dovettero bene spesso farli deviare, fermarsi e cambiare talora d’indirizzo nel loro viaggio, sicchè i primi partiti dall’Asia non furono sempre quelli che occuparono le regioni più occidentali dell’Europa. A confermare l’origine anariana e punto semitica degli Iberi concorre anche l’osservazione di fatto, che nei Vedi e nella letteratura vedica mai non si accenna neppure al nome degli Iberi come non ve ne è menzione nel Genesi e nell’Avesta: poichè derivare il nome di Iberi da Eber e da Thubal, e fanno Ewald e Knöbel sembrami supposizione destituita di solido fondamento (21).

A tutto ciò si deve aggiungere, che codesti Iberi anche volendoli partiti dalle primitive sedi dell’Asia centrale, potevano recarsi nella Spagna, volgendosi direttamente ad oriente: e, passati in America per lo stretto di Bering, se già esisteva, arrivare nel continente antico per mare, fermandosi più o meno lungamente nella vastissima isola Atalantide, ricordata dagli scrittori antichi come scomparsa e sobissata da lunghi e violenti sconvolgimenti tellurici. Poichè della sua esistenza i geologi credono trovare ancora attualmente le prove nell’altipiano sottomarino, che si stende fra l’arcipelago delle Azzorre e delle Canarie, e credono che le isole sparse in quel tratto d’oceano ne siano probabilmente una rimanenza (22).

Quell’altipiano sottomarino non si abbassa ad una profondità massima maggiore di 600 metri, e in parecchi luoghi è minore d’assai, mentre il mare ai due lati, specialmente-verso l’America, ha profondità incomparabilmente maggiori. Quindi l’induzione non priva di fondamento, che gli abitatori di quella grande isola siansi in parte salvati sulle navi sulle coste della Spagna e dell’Africa settentrionale, e che siano appunto l’antico ceppo degli antichi Libi e degli Iberi, dei quali ultimi i Baschi sono i veri rappresentanti, come paiono essere i Berberi dei primi; e non è fuori di proposito il supporre, che se si facessero esplorazioni sottomarine in quel bassofondo fino a 300 o 400 metri, forse si troverebbero documenti irrefragabili e indicazioni sicure degli antichi abitatori (23).