Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica

Iberi: § XI

Codesti fatti, a cui i Baschi francesi e spagnuoli vedono che si debbono loro malgrado rassegnare, e di cui temono a ragione le inevitabili conseguenze a danno immediato della loro nazionalità e della loro lingua, hanno provocato in questi ultimi anni una salutare riazione letteraria nei patrioti di puro sangue basco; sicchè si crearono associazioni, si fondarono giornali e riviste, si pubblicarono collezioni di prose e poesie di argomento nazionale e in lingua euscara, specialmente sotto gli auspizi del principe Luciano Buonaparte, fra cui merita singolare menzione il Canzoniere Basco. Si compilarono dizionarii e grammatiche collo scopo diretto di far rifiorire la patria lingua, nella cui operosa coltura soltanto scorgono un elemento efficace e durevole di conservare almeno in parte quella nazionalità la quale, continuando l’andamento delle cose degli ultimi tempi, corre inesorabilmente a non lontana dissoluzione (47).

Perciocché il popolo basco, diverso di stirpe, di lingua, d’indole e di consuetudini dalle genti finitime, quantunque nelle sue vicende politiche, nei tramutamenti e mescolanze di nazioni nello spazio di tanti secoli non abbia potuto conservare intatto l’antichissimo suo tipo iberico del cranio e del colore uniforme, e attualmente vi siano fra i Baschi delle teste rotonde (brachicefali) e delle ovali o bislunghe (dolicocefali), dei biondi e dei bruni, e notisi più di una differenza fisiologica fra gli abitatori dei recessi dei monti, e quelli del piano, specialmente poi della regione marittima, i quali ultimi formano un bellissimo tipo di uomini; ciò non di meno presentano sempre in generale un tipo particolare distinto da quello dei vicini, anzi dagli altri europei per caratteri proprii alla razza basca e rimasti quasi inalterati, come mantennero integra la loro personalità, le loro virtù e consuetudini speciali ed esclusive, uomini e donne; per cui si può anche da questo lato affermare, che sul continente europeo non hanno fratelli (48). Essi sono per avventura l’unico popolo di qua dal Reno e dal Danubio, mantenutosi indipendente da Roma fino ad Augusto di diritto e di fatto, e di fatto anche dopo Augusto, il quale si contentò che ne riconoscessero nominalmente la dominazione, sfuggito ugualmente alla servitù personale dell’impero romano ed alla servitù della gleba nel medio evo; unica sincera reliquia degli antichi Iberi, ed esempio raro di popolo antichissimo, che abbia conservato nella quasi integrità la sua lingua e la sua nazionalità a traverso i secoli e l’infuriare e rinnovarsi delle invasioni fenicie, cartaginesi, celtiche, romane, gotiche, vandaliche, arabe, moresche e francesi, che desolarono in varii tempi la penisola iberica e ne cambiarono più volte radicalmente le interne condizioni politiche, civili e religiose.

Essi furono in ciò efficacemente aiutati dal carattere geografico della Vascovia, irta di altissimi monti nella regione mediterranea, e dalla natura tempestosa del mare sulle inospitali coste del Golfo di Biscaglia, che favorivano il loro isolamento e la conservazione della propria indipendenza dalle confinanti nazioni; concorrendo a questo risultamento la povertà medesima in generale del suolo, sufficiente ad alimentare una popolazione indigena sobria e frugale, non ad invitare gli stranieri alla conquista ed a porvi sue sedi. E però non andarono soggetti a quelle numerose e violente commozioni interne ed invasioni straniere degli altri popoli iberici: non furono molto conturbati da riforme e lotte religiose, perché il carattere monoteistico delle antichissime loro credenze agevolò la introduzione ed il consolidamento del cristianesimo, a cui si mantennero sempre fedeli; fatto questo reso più facile dall’austerità dei costumi, comune agli antichi Iberi e conservatasi quasi universalmente fra i Baschi della regione mediterranea, anche nelle età successive.