Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica

Iberi: § XIII

Divisi per cantoni nella interna amministrazione, uniti tutti senza eccezioni in ciò che riguarda le relazioni coi vicini, tenevano le loro adunanze all’aria aperta all’ombra di quercie secolari, a cui partecipavano nel voto usualmente uomini e donne, che fra i Baschi erano tenute in molta considerazione. Contenti del loro stato e delle patrie consuetudini, non si immischiavano nelle cose dei popoli confinanti e non permettevano che questi si occupassero delle loro, in pieno godimento della indipendenza nazionale e dell’autonomia individuale ad un tempo. Forniti di carattere energico, costante fino alla ostinatezza, indomiti contro la violenza, impavidi della morte che preferivano alla servitù per sottrarsi alla quale gli antichi Cantabri, progenitori di una parte dei Baschi, uccidevano di propria mano i figli stessi e se medesimi.

E Strabone (p. 237 ediz. Didot) ammira la fermezza e pervicacia d’animo di codesti Cantabri, i quali, messi in croce dai vincitori, non solo non si dolevano, ma intuonavano i loro canti: ciò che di rado avveniva, poiché portavano seco nei pericoli un potente veleno, preparato dalle loro donne, con cui sottrarsi agli oltraggi della servitù. Fra i Cantabri le donne godevano di molta stima, come ancora attualmente fra i Baschi, esempio raro nell’antichità; e avevano, infra gli altri, il privilegio di ereditare la sostanza delle madri, alle quali apparteneva di diritto la dote, loro fatta dai mariti, ed era nelle loro attribuzioni dare moglie ai fratelli, due fatti, che Strabone non trova lodevoli.

Cionondimeno erano un popolo d’indole gaia ed allegra, sicchè mentre Consalvo, il gran capitano, soleva dire essere più facile domare un lione che un basco, Voltaire chiamava i Baschi " un petit peuple, qui saute et qui danse au haut des Pyrénées ". Tenacissimi della propria nazionalità e custodi gelosissimi dei molti e grandi privilegi, che si erano riservati per trattato coi re di Castiglia, quando nel secolo XIV (1332 d. C.) accettarono spontaneamente la sovranità di Alfonso XI, sostennero per essi lotte rinnovate e tremende ancora nel presente secolo contro tutte le forze della monarchia spagnuola; la cui politica costituzione rendeva incompatibili tali prerogative, state perciò abolite dal Parlamento nazionale con pubblica legge, alla quale dovranno rassegnarsi anche i Baschi delle provincie spagnuole, come già prima si rassegnarono per forza quelli del versante francese; se pure gli uni e gli altri non preferiscono di abbandonare la loro patria ed emigrare in istraniere contrade, come sogliono molti di essi nell’America meridionale. È un fatto questo, che nella seconda metà del presente secolo ha preso vaste proporzioni, le quali vanno crescendo ancora dopo che anche nelle provincie basche spagnuole furono aboliti i fueros, cessati già prima nelle francesi (50). Una delle cause principali immediate di emigrazione è l’avversione decisa del Basco alla vita della caserma, per cui non hannovi nella Spagna e nella Francia altre provincie, in cui il numero dei refrattarii alla leva non sia minore che nelle basche. Le conseguenze di questo fatto sono gravissime, rispetto alla popolazione, alla nazionalità ed alla lingua basca per più motivi. I giovani, prima dell’età della coscrizione militare, si studiano con ogni mezzo di uscir dal paese, non lasciandovi numerosi che i vecchi ed i fanciulli, i quali ultimi a suo tempo cercheranno di andarsene essi pure. Gli adulti, che rimangono in patria, vanno i più a cercarsi lavoro nelle terre finitime, dove spesso si fermano; e le fanciulle si recano a servire nelle città e nella Francia, specialmente a Bordeaux, dove per la loro bellezza sono esposte a pericoli, spesso fatali. Gli emigranti si rivolgono quasi esclusivamente alle repubbliche dell’America meridionale, poste sui fiumi affluenti della Plata e sulla Plata, da cui di rado si allontanano per recarsi nelle regioni interne.

Dotati di proverbiale probità, di intelligenza, parsimonia, robustezza e amor del lavoro, i Baschi vi trovano facilmente utili occupazioni, e si studiano anche nelle nuove sedi di far corpo da se, aiutandosi efficacemente fra loro, alieni per indole a partecipare ai moti interni così frequenti in quelle repubbliche, pronti a cambiare di sedi quando più non vi godono la quiete, di cui hanno bisogno e sono grandemente desiderosi, come lo sono della loro indipendenza individuale. Il numero dei Baschi sulle rive della Plata e dei suoi affluenti passava già i 50 mila nelle statistiche di dieci anni addietro, ed ora è notabilmente cresciuto, dopo che gli antichi privilegi dei Baschi vennero aboliti anche nella Spagna, come si è detto. Egli è però evidente, che non tarderanno a confondersi nella lingua e nelle consuetudini cogli Americani, pochissimi essendo fra loro che ritornino alle native contrade, nelle quali erano vissuti secoli e secoli, essi e i padri loro, mantenendosi possibilmente isolati, e quasi uno Stato particolare ai due lati dei Pirinei occidentali. Nei quali le grandi strade interne, le vie ferrate, le crescenti comunicazioni, le esigenze del commercio e dell’industria, l’introdurvisi di nuovi abitatori e di nuovi costumi, e l’accentramento amministrativo concorrono ad accelerare la dissoluzione della vita e della lingua nazionale medesima, minacciata di essere assorbita dalla spagnuola e dalla francese. E’ sarebbe senza dubbio un avvenimento doloroso e sconsolante il vedere disfarsi e scomparire successivamente un popolo, che è l’ultimo rappresentante della più antica nazione dell’Occidente, distinto da ogni altro della vecchia Europa per lingua, tradizioni e costumanze, alcune delle quali, mantenutesi nelle provincie basche fino ai dì nostri, hanno qualche cosa di veramente singolare e di simpatico (51). Ma sventuratamente, se la reazione letteraria da noi accennata (§ XI), non riesce a conservare e rimettere in fiore la patria lingua, è tutto a temersi, che in capo a non molti anni della nazionalità basca non rimarrà che nella memoria; e della sua lingua non resteranno che i dizionarii e le grammatiche, pochi canti nazionali, commedie e tragedie moderne. Rispetto poi all identità etnografica e provenienza diretta dei Baschi dagli Iberi, è dalla grande maggioranza dei dotti considerata come un fatto acquistato alla scienza, quantunque non manchino scrittori rispettabili, che non se ne mostrano punto persuasi. Non è un’opinione nuova, esagerata da alcuni, incontestabile però nella sostanza: " Vasco y Ibero es todo uno " è divenuto un proverbio etnografico fra gli Escalduni.

Con questa prima parte della presente memoria, che riguarda più specialmente le stirpi iberiche vissute fuori della nostra penisola, rimane aperta e spianata la via a trattare di quelle frazioni delle medesime, le quali vennero a stabilirsi in Italia, coi nomi di Sicani e Liguri, e sono l’oggetto principale del presente lavoro: la storia e le tradizioni dei quali, e specialmente dei Liguri, più vivamente interessano gli abitanti delle provincie liguri-piemontesi, che ne sono i discendenti, quantunque non poco alterati dal contatto secolare e continuo coi popoli ariani, e specialmente coi Celti prima e dopo la conquista romana.