Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica

Liguri: § VII

Rispetto ai possedimenti Liguri in Italia, ci sembra dover procedete coi debiti riguardi, non collocandoli che in quelle regioni, nelle quali scrittori e tradizioni affermano concordi, che veramente vi dominarono ab antico, o vi si mantennero più o meno schietti anche nelle età posteriori. Che, oltre la Liguria nei limiti di Augusto, i Liguri fossero stanziati in varie parti dell’Italia centrale e specialmente nel Lazio, abbondano argomenti sicuri, e sappiano che ne furono espulsi coll’armi dagli Italo-Greci (Aborigeni e Pelasghi) verso il secolo XIV a. C.; al che non sarà inutile aggiungere le osservazioni di Filisto, il quale afferma che i popoli, passati dal Continente italico nella Sicania, espulsi dagli Umbri e Pelasgi, non erano già Siculi, ma Liguri sotto gli auspizi di Sicalo, regnando il cui successore e figliuolo Italo, presero il nome di Siculi, da cui venne all’isola quello di Sicilia (29). Della presenza dei Liguri nel Sannio non mancano indizi certi, ma riguardano gli ultimi secoli della Repubblica romana, che ivi deportò in un anno ben quarantamila Liguri atti alle armi colle loro famiglie, e poco di poi altri sei mila, che tutti vi conservarono il loro nome (30). Polibio trova un fondamento di popolazione ligure in varie parti della Toscana (31), e Giustino dice la città di Pisa fondata dai Liguri (32). I quali, espulsi da quella provincia, sostennero lunghe lotte cogli Etruschi, per cui i loro confini politici variarono dall’Arno alla Magra; e la città di Luni col suo maraviglioso porto (ora della Spezia) venne alternatamente posseduto da quello dei due popoli, che in un dato periodo prevaleva (33).

Sulla destra del Po pare che la Trebbia e tutto al più il Taro fossero i loro confini accertati ancora nei tempi storici nel piano prossimo al fiume; mentre negli Apennini si avanzarono fino al corso superiore della Secchia. Piacenza però era una colonia romana, e in quel di Modena e Reggio discesero più volte dai loro monti a saccheggiare il paese e le città; ma non pare che vi stanziassero stabilmente nei tempi storici, mentre per le età antistoriche se ne rinvennero indizi sicuri in cranii che paiono agli antropologi evidentemente di tipo ligure scoperti in vicinanza di quelle due città (34). Anche sulla sinistra del Po i Liguri tennero fermo contro Umbri ed Etruschi ancora nei tempi storici certamente fino al Ticino, sul quale fondarono la città di questo nome (ora Pavia), finchè nel secolo VII secondo Livio, e nel IV a. C. secondo altri (35), diedero spontanei la via ai Celti, se pure non li chiamarono essi medesimi, a danno degli Etruschi. I Celti occuparono successivamente tutta l Etruria circumpadana (36); e pare che i Liguri loro abbandonassero la dominazione di quasi tutta la sponda sinistra del Po nelle regioni subalpine, il cui possedimento era indispensabile ai Celti, per avere libero il passo alla Gallia transalpina, d’onde erano primamente venuti nella penisola, e giungevano ad intervalli nuove orde e nuovi rinforzi. In quel tratto di terre subalpine dominavano ancora i Celti alla venuta d’Annibale, certamente fino alla Dora Baltea, e forse alla Riparia, affermando Polibio che il generale cartaginese sboccò nel territorio degli Insubri, e indicandoci Plinio, che discese in Italia pel varco, che separa le Alpi Graje dalle Pennine (37). Ma, tranne le regioni subalpine, concesse dapprima spontaneamente, e forse in seguito occupate colla forza dai Celti, i Liguri si mantennero anche sulla sinistra, di cui continuarono a possedere un tratto, vario in larghezza in ragione della zona che dalle Alpi andava al Po, e che dal corso inferiore della Sesia allargavasi nella direzione di Novara fino al Ticino, ed era abitato da tribù liguri (38), in mezzo alle quali penetrarono e presero stanza non pochi Celti. Col progresso del tempo però, affluendo sempre nuovi transalpini nel bacino del Po, la signoria di quasi tutto il paese, dal Po alle Alpi occidentali, rimase ai Celti; fatto questo, che dichiara in parte il limite posto dai Romani alla Liguria ristretto alla destra del fiume, assegnando la sinistra alla Celtica o Gallia cisalpina. Ivi, infiltrandosi i Celti e mescolandosi coi Liguri della sinistra sponda, esercitarono non piccola azione sulla etnografia dei medesimi, mentre sulla diritta del fiume i Celti che vi presero stanza in mezzo ai Liguri, vennero da questi in gran parte agevolmente assimilati, ciò che risulta anche dall’antropologia comparata, e dalla forma del cranio dei loro discendenti (Nicolucci, p. 14).