Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica

Liguri: § XIII

Più ampia e generica è la tesi sostenuta sull’origine etnografica dei Liguri da D’Arbois de Jubainville nel suo libro sui primi abitanti dell’Europa, già da noi lodevolmente ricordato: nel quale, se si limita ad affermarne semplicemente l’origine ariana, dà poi ad essi un’importanza ed azione polìtica molto maggiori. Poichè non solo i Liguri sono Ariani di stirpe, secondo lui, ma i primi Ariani venuti in Occidente, che scossero ed abbatterono il suo antichissimo Impero iberico, dall’Adriatico e dal Reno all’Atlantico, e succedettero agli Iberi nella dominazione dell’Europa occidentale fino al mare del Nord, cioè della Gallia, della Spagna e dell’Italia; identici agli Aborigeni e ai Siculi della nostra penisola (59), quantunque manchi ogni testimonianza storica e tradizionale di una dominazione ligure nell’interno e nell’occidente della Gallia, fra la prevalenza iberica e la successiva invasione celtica. Poichè le indicazioni della presenza dei Liguri nel settentrione nevoso, nelle isole Oestrimnidi (che sono pei più le Sorlinghe e per alcuni, fra cui Mullenhoff (p. 96), la Bretagna nella regione N. O. de!la Francia), e sulla Senna medesima sono troppo vaghe e congetturali per darvi fede; perché destituite di argomenti accettabili e fòndate ad una arbitraria interpretazione di Avieno, posteriore di molti secoli non solo alla supposta presenza dei Liguri in quella contrada, ma di quasi un millennio allo stesso cartaginese Imilcone, da cui ammettoni i più, che abbia Avieno ricavate le sue notizie su quelle contrade; ciò che è contestato da Mullenhoff (pag. 79 e seg.) con ragioni molto discutibili, come abbiamo già osservato (pag. 64).

A provare la sua opinione ricorre eziandio alla mitologica caduta di Fetonte nell’Eridano, affermando che il Cucnos o Cicnos che ne piangeva la morte, era re dei Liguri; indicazioni tutte già da Polilibio considerate come favole propagate dai Greci, e fonte di grossolani errori (II, § 16). Interpreta con significato favorevole al suo concetto le vaghe indicazioni di Festo Avieno nel poemetto dell’Ora marittima già menzionato e di alcuni altri antichi scrittori, tenendole poi in conto minore quando gli paiono contrarie (60). Appoggiandosi alla linguistica, afferma che il nome medesimo di Ligur, Ligus e Ligures è parola di origine indo-europea: ed aggiunge, che la vera forma primitiva è quella di Ligus al singolare e Liguses al plurale, non essendo il Ligur che una trasformazione dei Latini, i quali solevano cambiare la s in r, prima nella pronunzia e poi nello scritto (pag. 221), mentre nel plurale Liguses si tramutò la s in r. Quindi egli esclude indirettamente l’origine basca da Li-gor, e da Illi-gor (città e altura), che D’Arbois traduce popolo della montagna (pag. 222); e lo deriva dalla radice ragh o lagh (col suffisso as da cui il latino us), il cui significato primitivo sarebbe stato quello di correre, addrettarsi sicchè Ligus e Ligur indicherebbero " quegli che va presto " (61).

Continuando nello stesso procedimento, mette innanzi alcuni pochissimi nomi della lingua ligure, nel cui significato ravvisa un carattere indo-europeo. Cosi ad esempio la parola Bo-dincus, la quale già abbiamo osservato che un autore greco aveva scritto, che nell’idioma ligure significava senza fondo (62), egli la dice parola indo-europea, che equivale all‘aggettivo profondo, ma risponde poco esattamente alle indicazioni di Plinio, come abbiamo dimostrato (§IX). Quindi Saliunca, una specie di lavanda, voce dei Liguri e d’indole ariana; Nannus, re dei Segobrigi, che impropriamente paragona al nonnus e nonna dei Latini, che sono derivati dal sanscrito nana, ed hanno un ben diverso significato (p. 225); e che Maury, abbiamo detto, riputava una tribù ligure, cui si erano sovraimposti i Celti . Egli vede due nomi d’indole europea, in quello dei capi o regoli Celti, che dominarono sulla tribù ligure: il che sarebbe un fatto, che impugnerebbe al contrario l’origine celtica dei Segobrigi medesimi, essendo evidente, che i regoli celti, sovraimpostisi a quella tribù di Liguri, dovevano conservare il proprio loro nome, e questo doveva essere d’indole indo-europea, perchè nomi di Celti. Altrettanto egli giudica dei Taurini, pur ammettendoli Liguri di stirpe secondo Strabone e Plinio (III, 21); di Genua, che deriva da Ganu, e dice equivalere a bocca in significato proprio ed apporto nel figurato (p. 229); di Albium Intemelium e Albium ingaunum (Ventimiglia ed Albenga), considerando la parola Albium, come indo-europea. La parola lngauni poi vorrebbe che significasse quelli che sono ristretti, abitano in luoghi angusti fra il mare e le Alpi; mentre per Albenga avviene tutto il contrariò essendo il piano di Albenga uno dei più estesi in tutta la riviera di Ponente. La medesima origine egli assegna ai nomi di Italos, Morgetes e Sichelo e Siculus, che sono personaggi principali nelle tradizioni sui Siculi (p. 208-209) che per lui sono Liguri senza dubbio, come anticamente aveva scritto Filisto ( § VII).