"Abitano i Liguri un paese aspro e affatto sterile, e vivono una vita dura fra le fatiche, gli uni tagliando tutto il giorno legname con scuri pesanti e forti; gli altri, volendo pure coltivare la terra, che è arida, devono occuparsi a rompere i sassi, di cui sono piene le zolle. Con tutto ciò superano la natura a forza di ostinato lavoro, ritraendone però scarsissimo frutto. L’esercizio continuo e il parcissimo loro nutrimento ne rendono i corpi nervosi e macilenti. Le donne prendono parte cogli uomini a quelle fatiche. Suppliscono colla caccia alla mancanza delle biade; per cui, scorrendo per le loro montagne spesso coperte di neve ed avvezzandosi a praticare per luoghi difficili nelle boscaglie, indurano i loro corpi e ne fortificano i muscoli mirabilmente. Alcuni di loro si nutrono di carni d’animali domestici e selvatici: e, mancando questi, vivono di erbaggi e bevono acqua, essendo la loro terra inaccessibile a Cerere e Bacco (65). Dormono la notte nei campi, di rado in umili tuguri, per lo più in rupi scavate dalla mano dell’uomo o in caverne naturali. Fra i Liguri le donne hanno la robustezza e la bravura degli uomini, gli uomini quella delle fiere; e spesso nelle guerre e nelle lotte personali il più robusto e valoroso Gallo è vinto da gracile Ligure (66).
"…I Liguri sono audaci e forti non solo in guerra, ma negli altri atti più pericolosi della vita. Navigano per ragion di commercio nel mare di Sardegna e di Libia, esponendosi volontariamente ad estremi pericoli sopra piccoli schifi, con cui sfidano impavidi i rischi delle tempeste".
La prima parte riguarda specialmente i Liguri dei monti, che Roma continua a distinguere da quelli del piano, retti dai magistrati ordinari, e quelli dei monti mandava governare da un prefetto con maggiore autorità, come usava coi popoli barbari. Poichè sulle due rive del Po fino agli Apennini e alle Alpi, paesi più o meno fertili, i Liguri dovettero certamente accomodarsi ad altro genere di vita ed a consuetudini più miti, anche per contatto e per le continue relazioni cogli Umbri prima e poi cogli Etruschi, coi Celti e coi Romani. Non vi ha dubbio, che le diverse stirpi delle regioni finitime dovettero più o meno infiltrarsi anche fra i Liguri ed alterarne alcun poco l’etnografia ed i costumi, quantunque anche nei luoghi piani i Liguri di stirpe rimanessero tuttavia prevalenti per numero, e i nuovi venuti venissero in parte da essi assimilati; mentre nei monti liguri propriamente detti, Apennino settentrionale ed Alpi marittime, l’antico tipo ligure si mantenne relativamente puro, e continuò a formare un popolo particolare per ogni riguardo eziandio nel principio dell’era volgare sotto la dominazione romana, quale è descritta da Diodoro.
Al quale proposito importa osservare, che la Liguria anticamente non possedeva che piccola parte della spiaggia e dei greti ora abitabili in riva al mare; formati ed allargati con lento ma continuo progresso dalle pioggie, dalle frane, dalla fusione delle nevi, e dai detriti dei monti, trascinati dai fiumi e dai torrenti, origine ed alimento di quella zona alluvionale resa fertile ed amena dalla mano dell’uomo, e che ad intervalli si stende ai piedi degli Apennini liguri e delle Alpi marittime; e nella quale sono specialmente ragguardevoli i piani di Albenga e di Bordighiera. Quella lista di terra è la patria prediletta degli agrumi e degli ulivi, delle frutta e degli erbaggi primaticci, e Bordighiera anche d’innumerevoli e vere foreste di palme, non però fruttifere. Perciocchè i Liguri antichi abitavano in borgate sulle alture, e le terre della costa marittima, da qualche eccezione in fuora, non sono anteriori alla dominazione di Roma, di cui parecchie erano colonie (67).
Aggiungesi, che la Liguria propriamente detta, verso il principio dell’êra volgare, era talmente decaduta nel concetto degli scrittori greci e romani, che Strabone crede superfluo dare una descrizione di quella provincia, e restringesi ad osservare, che da Monaco alla Tirrenia abitavano i Liguri in luoghi montuosi lungo il mare, divisi per borgate, scavando ed arando un aspro terreno, o piuttosto tagliando macigni, vivendo per lo più di pecore, di latte e di una bevanda fatta coll’orzo (68). Facevano commercio di miele, di pecore e delle loro pelli, e di legname da costruzione, di cui il paese abbondava e di qualità eccellente, e portavano ogni cosa a Genova, loro emporio comune, ricevendone in carmbio olio e vino dell’ltalia (69). Possedevano ginni (cavalli piccoli) e muli; e in guerra poco si valevano di cavalleria, ma erano buonissimi fanti armati gravemente e alla leggiera ad un tempo. Erano pessimi vicini dei Tirreni, di cui erano più bellicosi, e che non cessavano di provocare in vari modi. Le quali cose, considerate complessivamente, e fatto il debito conto della ragione antropologica della assoluta diversità della conformazione del cranio, essendo i Liguri brachicefali e gli Ariani dolicocefali nella grandissima loro maggioranza ancora ai dì nostri (§ XII), ci sembra di potere con tutta fiducia confermare la nostra conclusione negativa sull’origine ariana dei Liguri in confronto della tesi contraria di A. Maury e di D’Arbois de Jubainville, di cui abbiamo ampiamente discorso.