Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica

Liguri: § XVIII

Sullo stato interno degli antichi Liguri ci mancano assolutamente documenti di ogni ragione; e tranne i cenni di Diodoro e Strabone sul loro carattere e sui loro costumi, gia riferiti più innanzi, e alcune preziose indicazioni di Livio, relative alle guerre loro con Roma, e vaghi cenni incidentali di qualche altro scrittore, non abbiamo informazioni di qualche conto. In generale gli autori greci e romani li chiamano barbari; e veramente non pare che siansi in antico distinti per intellettuale o civile coltura, non essendo pervenuto fino a noi documento alcuno scritto od inciso di quella nazione, tranne pochi nomi topici di fiumi o di luoghi analoghi ad altri dell’antica Iberia e della Gallia meridionale, dove sappiamo che convissero cogli Iberi o separati da essi. Ignoriamo perfino i particolari del loro linguaggio, che dovette essere certamente un dialetto delle lingue della famiglia iberica, rappresentata ancora attualmente dal basco, che abbiamo già osservato non avere fratelli sul continente europeo; perchè le poche parole e voci topiche giunte fino a noi, non servono affatto per lo studio efficace di quella lingua sulla quale si misero innanzi parecchie teorie insostenibili che sarebbe intempestivo di qui ricordare (81).

Erano una generazione fortissima, frugale e incorrotta, uomini e donne, che si rassegnava facilmente al genere di vita impostole dalla natura dei luoghi, lavoratori e tagliatori di legna e cacciatori nei monti, navigatori espertissimi, e audacissimi corsari sulle coste marittime, pastori e agricoltori nel piano e nelle colline, mercenari negli eserciti dei Cartaginesi e dei tiranni siculi, si mantennero però una schiatta energica anche dopo che furono schiantati e dispersi più che domati da Roma; benché i superstiti di schietta ligure stirpe fossero ridotti a picciolo numero, e quasi rinchiusi nella salvatichezza delle loro montagne. Poichè sulla marina, dove sorsero numerose e fiorenti le colonie romane i Liguri superstiti non poterono intieramente sottrarsi all’azione incivilitrice di Roma, come noi poterono nei luoghi piani e seminati di colli ubertosi delle pianure circumpadane sulle due rive del fiume, dove oltre l’azione assimilatrice di Roma e i numerosi stranieri che vi trasferì, dovettero subire anche l’influenza dei Celti stabiliti parecchi secoli prima di C. sulla sinistra del fiume, e infiltratisi anche sulla destra fin dall’epoca delle prime invasioni rinnovatesi molte volte a diversi intervalli; e, rispetto al Piemonte, mantenuta senza interruzione dall’unione politica della Savoia colle provincie subalpine, durata per ben otto secoli (§ VII).

Ciò non ostante, l’antico tipo dei Liguri non fu gran fatto modificato, e ancora ai dì nostri i due terzi in Piemonte, ed oltre la metà degli abitanti nella Liguria sono brachicefali, più numerosi nelle regioni interne che agli estremi confini, più al centro che alla periferia, dove affluirono in maggior copia i forestieri di diverso sangue e di diversa lingua. Poichè le analogie fra Liguri e Subalpini nella configurazione del cranio e nel carattere organico del dialetto sono grandissime, e le differenze minime; mentre le ultime sono radicali colle altre popolazioni italiche (82), e la loro individualità fra gli abitanti della penisola, spiccatissima nei tempi antichi non poté mai essere cancellata intieramente nei secoli successiva malgrado l’opera profondamente assimilatrice di Roma, del cristianesimo e della moderna civiltà. Passarono molti secoli prima che si accomunassero cogli altri Popoli italiani, ed acquistassero quel sentimento di nazionale fratellanza che ora unisce tutti gli abitatori della penisola e delle grandi isole italiche dalle Alpi al Lilibeo (83).

Ancora attualmente gli scrittori imparziali riconoscono nei Liguri-Subalpini una solidità, gravità e costanza di carattere, che li distingue dai loro fratelli del centro e mezzogiorno d’Italia "qualità questa, che per usare le parole medesime di un illustre scrittore e antropologo napoletano, e quindi non sospetto di regionismo ligure-piemontese, hanno giovato a plasmare quella loro forte e tenace indole, quell’amore di stabilità e dell’ordine, che fece di essi il popolo meglio fazionato a governo, secondo la espressione di C. Botta; quel popolo, che divenuto egemone in Italia per la sua educazione e pel suo spirito militare, pel valore del suo ben ordinato ed agguerrito esercito, per la virtù dei suoi Principi e dei suoi grandi scrittori e uomini di Stato (84), poté promuovere la riunione delle disperse membra fraterne, e spianare la via alla ricostituzione della nostra nazionale unità " compiutasi felicemente col concorso di tutti gli Italiani con una serie di politici avvenimenti, in cui ebbe la fortuna di rappresentare la parte principale con mirabile abnegazione e col lo spontaneo inevitabile sacrifizio della sua preponderanza politica e militare (85). Quindi mi sembra di poter dedurre dalla mia dissertazione sugli Ibero-Liguri le seguenti conclusioni:

a) I Liguri furono il popolo storico più antico d’Italia, di cui ci rimangano memorie sicure

b) Essi vennero da occidente, dove già compaiono nell’interno e sulle coste orientali dell’Iberia meridionale in un periodo, non posteriore al secolo XVI a. C., mentre nella nostra penisola erano stabiliti prima del XIV.

c) I Liguri non erano di origine celtica, nè ariana, nè turanica; ma appartenevano alla famiglia delle genti iberiche, rappresentate specialmente ancora dai Baschi, e che non hanno fratelli di stirpe nè di lingua sul continente europeo.

d) L‘ individualità dei Liguri, spiccatissima in antico fra le stirpi italiche non è intieramente cancellata neppure ai dì nostri nei loro più o meno legittimi discendenti, i Liguri-Subalpini; e i più nobili caratteri della medesima, affermati da una serie di circostanze speciali ad essi, e corretti dall’unione di uomini di altro tipo e dai progressi dell’incivilimento, esercitarono un’azione benefica ed efficace nel risorgimento nazionale e nella ricostituzione dell’ unità politica dell’Italia nel presente secolo XIX..

E di fatto, CARLO ALBERTO VITTORIO EMANUELE II, Gioberti, Balbo, D’Azeglio, Cavour, Lamarmora, Mazzini e Garibaldli, a non parlar di altri minori, o ancora viventi, che col senno e colla spada propugnarono virilmente l’italico risorgimento, nacquero e vissero nel paese anticamente abitato dai Liguri; e non pochi uomini benemeriti di altre provincie della penisola vi si erano rifuggiti, come a luogo di personale sicurezza e indipendenza, accoltivi e trattati come fratelli e ammessi a parte degli uffizi più importanti, fra cui Fanti, Farini, Matteucci, ecc.; come di Liguri Subalpini e Savoiardi fino al 1864 essenzialmente era anche formato quell’esercito piemontese, che nel 1848 affrontava con temerario e fortunato ardimento l’armata austriaca; che rotto dopo gloriose vittorie nel 1848, non abbattuto dal sanguinoso disastro di Novara nel 49, si copriva di glorie in Crimea nel 54-55; e, rinforzato di numerosi volontari delle altre regioni italiche concorreva felicemente coi Francesi nel ’59 alle vittorie di Montebello, Palestro, Magenta, Solferino e S. Martino; e che, unito poscia a quelli detti altri Stati della penisola, come rappresentò la prima parte nel compiere l’opera dell’italico risorgimento e del consolidamento del presente Regno d’Italia, così ne fu eziandio ed è tuttora il principale elemento di concordia e di unificazione politica.