Parte prima: LA STORIA, capitolo 3 - Statuta, capitula sive ordinamenta communis Carij
I nuovi padroni amministrano in comune i territori comprati per due anni, finché il 17 aprile del 1339 decidono di pervenire ad una divisione (24). Tale divisione viene poi riconfermata il 27 Novembre (25).
Cairo tocca a Giovannone, che alcuni giorni dopo, il 1 Dicembre, ne riceve l'investitura dal doge di Genova Simone Boccanegra (26). Comincia per i Cairesi un periodo duro: abituati alle franchigie concessegli dai Del Carretto e poi riconfermate da Manfredo di Saluzzo, mal sopportano la rigida amministrazione dei nuovi padroni. Dovranno passare cinquant'anni di liti continue prima che i vecchi privilegi vengano riconfermati a pieno titolo.
Cairo rimane interamente nelle mani di Giovannone fino al 29 Giugno 1357, quando decide di dare in pagamento a suo fratello Ottone la quarta parte del paese per il prezzo di 9.000 fiorini (27).
Il 13 Aprile 1369 l'imperatore Carlo IV conferma mediante investitura il possesso di numerosi feudi agli Scarampi, tra i quali Cairo (28).
Ottone ha cinque figli: Matteo, Manuele, Antonio, Aleramo ed Enrico, i quali ereditano i beni del padre e dello zio Matteo. Una delle cinque porzioni dell'intera eredità è rappresentata dalla quarta parte di Cairo, che perviene nelle mani di Enrico il 28 Dicembre 1374 (29).
Ma Cairo ritorna in breve tempo ad essere riunita nelle mani del solo Giovannone. Possiamo dedurre ciò da un atto del 10 Ottobre 1404, la "Carta divisionis castri Cairi inter dominos Antonium et Bartholomeum fratres de Scarampis". Questo documento ci informa di una prima divisione avvenuta alla morte di Giovannone, nella quale i suoi figli Ambrogio e Bonifacio ricevono entrambi una metà di Cairo. Alla morte di Bonifacio, in seguito all'atto sopra menzionato, i suoi figli Antonio e Bartolomeo prendono possesso ciascuno di un quarto del paese (30). Nel 1419 Genova da una parte, e i duchi di Milano e il Marchese di Monferrato dall'altra, stipulano un trattato di pace nel quale si stabilisce che un certo numero di feudi devono passare dalle mani della Superba Repubblica in quelle del Marchese di Monferrato. Tra questi feudi è compreso anche Cairo. Gli Scarampi non possono fare altro che rendere omaggio al nuovo padrone, che li investe subito dei loro possedimenti con atto del 9 Luglio 1419. Antonio e Bartolomeo rendono omaggio per il loro quarto, mentre Giovanni, che nel frattempo era subentrato al padre, presta giuramento di fedeltà per la sua metà (31).
Ma gli avvenimenti politico-militari dell'alta Italia finiscono con l'interessare nuovamente da vicino il nostro paese. Il Monferrato rompe infatti l'alleanza con Milano e si schiera con Mantova, i Savoia e Venezia contro F. Maria Visconti, le cui truppe invadono il Monferrato. Il 9 Novembre 1431 "Antonio e Bartolommeo Fratelli Scarampi del fu Bonifacio, e Gioanni Scarampi del fu Ambrogio, considerantes pericula guerrarum imminentium praesentialiter in Lombardia, et partibus circumstantibus" si affrettano a donare i loro possedimenti al duca di Milano, dal quale ne ricevono subito l'investitura (32).
Anche questa situazione rimane però stabile per poco tempo. Dopo la pace stipulata il 26 Aprile 1433, assistiamo ad un'ulteriore girandola di infeudazioni. Il 15 Aprile 1434, "ut propter conditionem guerrarum, et mutationem" (33), e in seguito agli accordi che permettevano ai "gentiluomini delle Langhe" di optare per il Monferrato o per Milano, Giovanni Scarampi per la sua metà, e Bartolomeo per il suo quarto, passano dalla parte del Monferrato, mentre Antonio decide di rimanere fedele a Milano (34).
E fedele a Milano rimane anche suo figlio Rinaldo, che il 15 dicembre 1357 riceve l'investitura della quarta parte di Cairo ereditata dal padre da Francesco Sforza (35).
Pochi anni più tardi muore anche Giovanni, e i suoi figli Ambrogio e Pietro si spartiscono l'eredità, diventando ciascuno proprietario di un quarto del paese (36).
Da questo momento Cairo verrà divisa in porzioni sempre più piccole (37), ed arriverà al tramonto del Medioevo nelle mani di una famiglia frazionata ed indebolita, ma che rimarrà Signora del paese ancora per quasi tre secoli.