Cairo nella storia della Liguria e della Nazione, di Piero Angelo Tognoli

La seconda guerra mondiale

La seconda guerra mondiale trovò il Comune di Cairo nella, sua piena ascesa.
La sua affermazione in campo nazionale era avvenuta con indiscussa rapidità.
Il sopraggiungere delle ostilità non permise però la realizzazione dei complessi industriali progettati nella piana di Rocchetta.
Negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale, fu espropriato ai contadini della frazione tutto il terreno delimitato dal fiume Bormida e dalla ferrovia per impiantarvi un grande complesso industriale per la lavorazione della gomma e materie affine.
Tale complesso però non fu mai realizzato ed i terreni espropriati andarono a formare quattro grandi aziende agricole condotte in economia dalla Società Montecatini.
L’esproprio fu un duro colpo per i poveri contadini che non avevano altra risorsa se non la loro terra, in quanto i terreni espropriati erano i più fertili della Frazione.
L’amarezza fu più cocente nel vedere che gli impianti industriali, per i quali furono acquistati i terreni, non vennero mai realizzati.
Il 10 giugno 1940 fu una giornata triste per tutto il popolo italiano; la guerra, da lungo tempo covata, esplose crudelmente anche per noi.
In tutto il territorio nazionale incominciò l’oscuramento notturno.
Già durante la prima notte di guerra Torino fu bombardata da aerei inglesi.
Il giorno 14 Genova e Savona subirono a loro volta un duro attacco navale.
Il fragore delle incursioni aeree impressionò molto le popolazioni della Valle Bormida.
Iniziarono così gli sfollamenti. La gente abbandonò in massa città e paesi rifugiandosi in campagna per evitare le tristi conseguenze dei bombardamenti.
 Loppa, Chiappino, Camponuovo, Zona, Ferriere, Montebrì, Valderno furono le zone più frequentate dagli sfollati.
Per molti giunse altresì la triste ora degli addii.
I giovani rispondendo alla chiamata alle armi partirono per il fronte.
Per molti purtroppo fu una partenza senza ritorno.
Cairo Montenotte pagò il suo triste tributo con 28 morti, 70 dispersi, 12 deportati e numerosi feriti.
La guerra, che secondo le alte sfere del paese, sarebbe stata facile e breve si dimostrò invece difficile e lunga.
I sacrifici furono immensi non solo per i combattenti, ma anche e soprattutto per i civili, assillati e tormentati da continui allarmi aerei, dalla scarsità di cibi e dalla mancanza di sicure notizie dei congiunti al fronte o residenti in altre città.
Il fatidico 8 settembre 1943 portò l’illusione che la guerra fosse finita.
In realtà, per le regioni dell’ltalia settentrionale e quindi per il Cairese, la guerra continuò serbando altre amare e dolorose sorprese.
I tedeschi, fino allora alleati, per fronteggiare la nuova situazione politica, si disposero ad occuppare la parte dell’Italia sgombra dalle truppe anglo-americane.
Per molti giorni divisioni e carri armati tedeschi entrarono in Italia attraverso il passo del Brennero.
In breve tempo tutta l'Italia da Roma in su venne occupata.
Le caserme di Cairo seguirono la sorte delle altre del paese: furono cioè occupate dai tedeschi dopo aver disarmato i soldati italiani che vi si trovavano.
Seguì un periodo di caos assoluto e di malintesi.
I soldati italiani lasciarono le caserme e si apprestarono a far ritorno alle loro famiglie convinti che la, guerra fosse ormai terminata.
I soldati tedeschi invece in pochi giorni presero in pugno i punti chiave della nazione.
Il 15 settembre Mussolini, dopo la sua liberazione dal Gran Sasso, formò un nuovo governo di collaborazione con i tedeschi trasferendo la capitale a Salò sul lago di Garda.
Tale governo così detto della "Repubblica Sociale Italiana" fu in antagonismo con quello monarchico del Sud presieduto dal generale Badoglio.
Ebbe inizio così la guerra civile che portò altri gravi lutti nelle famiglie italiane.
Il governo del Nord, desideroso di continuare la guerra al fianco della Germania, ricostituì l’esercito chiamando molte leve alle armi.
Malgrado la minaccia di seri provvedimenti nei confronti dei renitenti alla leva e dei loro familiari, si verificarono numerosissime diserzioni.
Soltanto il 10% dei soldati e degli ufficiali e anche meno (1) ottemperò all’ordine di presentarsi alle armi ed il resto rimase celato e si diede alla campagna.
Sorsero così, anche nel Cairese, le prime bande di partigiani, che si aggiravano nei boschi e sui monti circonvicini.
Dapprima furono bande isolate e sparute, poi pian piano si organizzarono e diventarono una forza considerevole.
Nella seconda quindicina del mese di luglio 1944, sulle colline cairesi del Pianelazzo, fu costituita la brigata Savona, composta da giovani di Savona, Cairo, Rocchetta; ebbe il comando di tale formazione il capitano di marina, Giuseppe Dotta, "Bacchetta".
La brigata Savona, forte .di 500 uomini, nel settembre dello stesso anno fu attaccata dai tedeschi che salirono sui monti concentricamente da Cairo, Dego, Piana, Sassello, Savona ed Altare
 I combattimenti durarono qualche giorno: alla fine i partigiani, pratici della zona, respinsero l’attacco.
La vita della macchia era rischiosa e ricca di incognite.
Per coloro che, obbligati, non si presentavano al servizio militare repubblichino, era comminata la pena di morte e i genitori del renitente correvano il rischio di venire arrestati o di subire il ritiro delle tessere annonarie.
Malgrado ciò le file dei partigiani si ingrossavano enormemente, tanto da rappresentare una fastidiosissima spina per i nazi-fascisti che occupavano le città.
Rocchetta di Cairo, definita dai tedeschi "il covo dei ribelli" fu messa in stato di assedio continuo e, molto spesso, venne imposto il coprifuoco che si protrasse in alcuni periodi, per venti o più ore giornaliere.
Tale coprifuoco veniva sospeso solo per brevissimi momenti al mattino ed alla sera per permettere ai cittadini di sbrigare le loro faccende, fare provviste ed accudire agli animali domestici.
Il 16-1-1944 alle ore 18 i giovani Graziano Luciano, Rizzoglio Gustavo, Sambolino Malio e Bottaro Andrea, catturati a Cortemilia furono fucilati a Cairo in Località Buglio.
Gli ultimi attimi della loro vita sono documentati da una fotografia rinvenuta nelle tasche di un prigioniera tedesco.
Il 16 aprile gli ufficiali: Ruocco, Contini, Dacomo e Quaranta, stretti i polsi nelle catene, fecero la stessa fine; caddero tutti e quattro gridando: "Viva l’ltalia".
Domenico Quaranta che era ferito ad un polmone fu portato sul luogo della esecuzione avvolto in un lenzuolo.
I quattro prima di essere fucilati, stettero chiusi nelle celle sotterranee del riformatorio per 31 giorni, continuamente interrogati e torturati.
Sui muri delle celle scrissero col sangue:
RUOCCO: "Perdete ogni speranza o voi che entrate".
CONTINI: "Unica consolazione per il carcerato è la preghiera";
"Mamma, Mamma. Questo nome lo ripeto cento volte al giorno".
DACOMO: "Nella vita si giura una volta sola";
"Pater noster qui es in coelis, santificetur nomen tuum, fiat voluntas tua".
Oltre a queste disavventure locali, la popolazione civile era assillata da numerosissimi allarmi aerei che con frequenza tormentavano chi, per particolari ragioni, non aveva potuto sfollare in campagna.
Il ricordo delle incursioni sulle fabbriche e sui centri abitati è, purtroppo ancora vivo nella memoria di molti Cairesi.
Le incursioni che risultarono più disastrose furono quelle del:

Si verificarono, inoltre, attacchi isolati le cui vittime riportano purtroppo tuttora le conseguenze.
Sul finire dell’autunno 1944 e precisamente dal 12 novembre al 20 dicembre, le colline a Nord del capoluogo furono attaccate dalle truppe tedesche della 34a divisione e da reparti di Brigate Nere.
La battaglia durò più di un mese e sul campo caddero oltre duecento partigiani e circa tremila tedeschi e repubblicani.
Il triste bilancio della resistenza nel Cairese è stato di venti partigiani fucilati o morti in combattimento nel Comune e sei civili uccisi per rappresaglia dalla forze armate germaniche.
Finalmente giunse la sospirata primavera dell’anno 1945 a portare quella pace tanto attesa, quella libertà a lungo vagheggiata e quella speranza di un avvenire migliore in un mondo di fratellanza e di giustizia.
La pace mise fine ad una dura lotta, combattuta sui campi di battaglia sulle montagne, negli stabilimenti e nelle città, una guerra spietata che non ha risparmiato nessuno e che ha portato tanti lutti.
Terminata la guerra, Cairo, ha ripreso il suo posto di cardine dell’economia della Provincia.
Le case distrutte o danneggiate sono state ricostruite, anzi le costruzioni si sono moltiplicate e le ferite della guerra piano piano si sono rimarginate.
Tutti abbiamo vissuto le vicende di questi ultimissimi anni, e pertanto è superfluo ricordarle.
Attraverso tali vicende Cairo Montenotte, tenendo fede alle sue nobili tradizioni, ha dimostrato di aver ritrovato la sua saldezza d’animo e la sua proverbiale laboriosità che la conducono con passo sicuro verso un fiducioso domani, sempre più fiero, sereno e prospero.