Abramo in valle Bormida

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Inviato da: Dario il March 15, 2002 at 20:48:19:

Mi chiamo Dario, e un paio di volte sono entrato
di straforo nel forum per aggiungere osservazioni
a vecchie domande, ma finora non ho portato
contributi originali, forse non mi sento in grado.
Pero' devo dire che lo scorro spesso, e con
soddisfazione estetica, perche' ho l'impressione
che pian piano sia diventato quasi il
palcoscenico di quelle commedie antiche, per
esempio plautine, dove gli attori sono 'tipi' ben
definiti, che il pubblico riconosce ed ama ancor
prima che parlino o qualunque cosa dicano (per
esempio nel Poenulus di Plauto c'e' Hanno che
discorre in cartaginese, e il pubblico nella
cavea certamente apprezzava). E questi attori
snocciolano il loro canovaccio, ma tra loro non
si preoccupano troppo d'intendersi, forse perche'
i fraintendimenti sono alla base dell'arte
scenica.
Calcando spudoratamente la mano, e confidando
nella bonomia dei protagonisti, nella nostra
commedia individuiamo OL-RAK il Sumero, che cerca
alla luce della sua veneranda lingua madre (ma ha
marinato le scuole scribali) di intendere le
insegne al neon; c'e' Abram ben Eridanijah, che
un fenomeno misterioso ha trasportato in Padania,
ma lui pensa di trovarsi ancora a Ur dei Caldei,
anche se il clima non e' lo stesso, e non riesce
a trovare cammelli, neanche fossili; e c'e'
Jusseaf il Celta, oriundo d'Irlanda, cosi'
innamorato dei suoni e dei sapori della sua verde
terra da saperli riconoscere nelle tracce piu'
esili.
Ognuno parla la sua lingua, vive nella sua
dimensione, e - come tutti del resto - porta
avanti un suo progetto, il suo 'plot', in gergo
teatrale.
Ci sono altri attori, che entrano ed escono di
scena fugacemente, con minor impegno: io tra
questi. Pero' mi piace.
Buon lavoro a tutti. Dario


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